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sabato, 20 Aprile, 2024
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“Mal’aria di città 2022”, report di Legambiente: Capoluoghi calabresi sforano limiti inquinamento atmosferico

In Italia l’emergenza smog resta un problema cronico. Il 2021 è stato un anno nero, non solo per via della pandemia ancora in corso, ma anche e soprattutto per la qualità d’aria. Su 102 capoluoghi di provincia analizzati, nessuno è riuscito a rispettare tutti e tre i valori limite suggeriti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS),ossia una media annuale di 15 microgrammi per metro cubo (μg/mc) per il PM10, una media di 5 μg/mc per il PM2.5 e 10 μg/mc per l’N02.

A scattare la fotografia è il nuovo report di Legambiente “Mal’aria di città. Quanto manca alle città italiane per diventare clean cities”, realizzato nell’ambito della campagna Clean Cities, in cui si fa il bilancio sulla qualità dell’aria in città confrontando il valore medio annuale di PM10, PM2.5 e NO2 con i parametri suggeriti dall’OMS (ossia una media annuale inferiore a 15 microgrammi per metro cubo (μg/mc) per il PM10, 5 (μg/mc) per il PM2.5 e 10 μg/mc per l’N02). Il quadro che emerge è nel complesso preoccupante: sono pochissime le città che rispettano i valori suggeriti dall’Oms per il PM10, nessuna per il PM2.5.

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Di fronte a questa fotografia, Legambiente torna a ribadire l’urgenza di ripensare e ridisegnare in prima battuta le aree metropolitane, gli spazi pubblici urbani e la mobilità sostenibile, sempre più intermodale, in condivisione ed elettrica. Per questo da oggi fino ai primi di marzo prenderà il via anche la seconda edizione della Campagna Clean Cities che dal 3 febbraio al 5 marzo toccherà 17 capoluoghi italiani a partire da Milano per poi proseguire lungo la Penisola.
La situazione in Calabria
“Per come emerge dal nostro dossier annuale – dichiara Anna Parretta, presidente di Legambiente Calabria – le città calabresi capoluogo di provincia, pur non rientrando nella parte alta della classifica nazionale, presentano quasi tutte un consistente sforamento dei limiti dell’inquinamento atmosferico in base ai parametri di concentrazione media annuale di Polveri sottili (PM10 e PM2.5) e di Biossido di azoto (NO2). Si tratta di dati che destano preoccupazione sulla qualità della vita nelle nostre città e ci impongono la necessità di ridisegnare i contesti urbani a misura d’uomo. Auspichiamo un deciso cambio di rotta delle Pubbliche Amministrazioni verso una transizione ecologica ormai indispensabile. Pensare a nuovi parchi ed aree verdi, a strade e quartieri liberi dalle auto, all’incentivazione della ciclopedonalità e del trasporto pubblico elettrico, al miglioramento ed adeguamento della rete ferroviaria regionale. Tanti e diversi esempi che non costituiscono un’utopia, ma un modo concreto di tutelare l’ambiente e la salute umana e di recuperare quegli spazi aperti di socialità così essenziali per il benessere, soprattutto nella difficile fase pandemica che stiamo vivendo”.

Proposte Legambiente: Di fronte a questo quadro e agli obiettivi di riduzione da raggiungere, l’associazione ambientalista rilancia le sue proposte in ambito urbano. Oltre all’importanza di ridisegnare lo spazio pubblico urbano a misura d’uomo (con quartieri car free, “città dei 15 minuti” in cui tutto ciò che serve sta a pochi minuti a piedi da dove si abita, strade a 30 km all’ora, strade scolastiche, smart city), occorre anche aumentare il trasporto pubblico elettrico con 15.000 nuovi autobus per il TPL (rifinanziando il Piano Nazionale Strategico della Mobilità Sostenibile a favore di soli autobus a zero emissioni); nuove reti tranviarie per 150 km (o filobus rapid transit); cura del ferro (500 nuovi treni e adeguamento della rete regionale con completamento dell’elettrificazione). Incentivare la sharing mobility anche nelle periferie e nei centri minori, realizzare 5.000 km di ciclovie e corsie ciclabili, rendere l’80% delle strade condivise tra cicli e veicoli a motore. Vietare la commercializzazione dei veicoli a combustione interna al 2030(al 2035 per camion e autobus interurbani prevedendo una strategia per il biometano liquido per l’autotrazione) e prevedere lo stop agli incentivi per la sostituzione dei mezzi più vecchi e inquinanti a favore di mezzi più nuovi ma ugualmente inquinanti. Sul fronte del riscaldamento domestico, serve un piano di riqualificazione energetica dell’edilizia pubblica, con abitazioni ad emissioni zero grazie alla capillare diffusione di misure strutturali come il “Bonus 110%” e che favorisca il progressivo abbandono delle caldaie a gasolio e carbone da subito, e a metano nei prossimi anni verso sistemi più efficienti alimentati da fonti rinnovabili (es. pompe di calore elettriche).

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