Nell’ambito dell’indagine “Assedio” condotta, su disposizione della Direzione Distrettuale Antimafia della Procura di Roma, dal Centro Operativo D.I.A. capitolino, il locale Tribunale del Riesame ha accolto l’appello presentato dalla Pubblica Accusa in cui si contestavano le motivazioni addotte nell’ordinanza del 20 giugno 2024 del GIP romano che non aveva ravvisato le esigenze cautelari per diversi indagati. Il ricorso, divenuto definitivo a seguito anche della pronuncia della Corte di Cassazione, ha determinato l’emissione di 12 ordinanze cautelari (6 in carcere, 5 agli arresti domiciliari e 1 sospensione dal pubblico ufficio per anni uno) nei confronti di altrettante persone gravemente indiziate, a vario titolo, di associazione a delinquere finalizzata a commettere una serie indeterminata di delitti di estorsione, usura, armi, fittizia intestazione di beni, riciclaggio, autoriciclaggio, reimpiego , in attività economiche di proventi illeciti, tutti aggravati dall’aver agevolato i clan di camorra Mazzarella-D’Amico e le cosche di ‘ndrangheta Mancuso e Morabito-Mazzaferro.
Il procedimento in parte è stato già definito in primo grado, per quanti hanno fatto ricorso al rito abbreviato, mentre per i restanti imputati si è in attesa di giudizio, nella considerazione che per tutti vige il principio di presunzione di innocenza.
L’indagine, avviata nel 2018, ha già portato in passato a decine di arresti, condanne per oltre 140 anni complessivi di carcere, e al sequestro di beni per un valore superiore ai 130 milioni di euro. Le indagini proseguono per accertare ulteriori responsabilità e collegamenti con il tessuto economico della Capitale.