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giovedì, 25 Aprile, 2024
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Spirlì promette battaglia contro la riapertura delle scuole, su Facebook ovazione dei genitori nel panico

DI ISABELLA MARCHIOLO – Nino Spirlì chiama a raccolta il suo “popolo”, ovvero i quasi cinquemila partecipanti alla diretta Facebook con cui il presidente facente funzioni ha commentato la sentenza del Tar regionale che boccia parte della sua ordinanza di chiusura delle scuole in presenza (disponendo così il ritorno nelle classi da lunedì soltanto per primarie e medie). Dopo una buona manciata di minuti a salutare i follower chiamandoli per nome (on line c’è anche una guest star, l’ineffabile Leo Battaglia pluricandidato nelle varie competizioni elettorali regionali e ad oggi collega di partito del presidente leghista), Spirlì annuncia, presumibilmente con qualche ora di anticipo, l’entrata della Calabria in zona arancione e, appunto, il ritorno in presenza degli studenti più giovani. Lo fa senza celare la propria soddisfazione per la quasi totalità i messaggi a favore.
Sul social è un maglio compatto contro i genitori della discordia, gli incoscienti che preferiscono “levarsi i figli piccoli di torno” e mettere così a serio repentaglio la salute pubblica.
Qualche sparuta voce fuori dal coro lo invita a calmare gli animi e non seminare rancori, ma Nino Spirlì resta convinto del fatto suo. «Proteggerò i nostri ragazzi, ho anch’io nipoti», è il senso del suo intervento. E dopo aver informato dell’avvio di una contromossa legale, invita non certo velatamente i genitori-supporter ad aiutarlo e lottare con lui. Qualcuno lancia l’idea di una petizione, altri suggeriscono di copiare l’ordinanza della Regione Puglia che ha decretato l’applicazione della didattica digitale integrata lasciando alle famiglie la libera scelta tra lezioni da casa o in classe (decisione finita in flop, poiché, per l’ovvio caos organizzativo, la grande maggioranza ha mandato i bambini a scuola). Nonostante Spirlì ribadisca che leggerà tutti i commenti e risponderà poi a ognuno, cadono però nel vuoto gli imbarazzanti riferimenti di chi gli rimprovera la fretta con cui redige le sue ordinanze. In questo caso, infatti, sia la prima che la seconda volta il Tar ha respinto i decreti perché privi dei dati epidemiologici che avrebbero dovuto suffragare la tesi della scuola come sede di contagio. In particolare, nella sentenza diffusa oggi, il tribunale amministrativo cita il periodo dal 16 novembre 2020 fino all’inizio delle vacanze natalizie, quando in Calabria non sono stati registrati focolai riconducibili alle scuole. Zero, scrive a caratteri maiuscoli il giudice, salvando la Dad per primaria e media soltanto in alcuni specifici comuni, quelli con contagi tali da giustificare la precauzione.
Inoltre, il Tar sottolinea come l’impatto della movimentazione delle persone legata alla frequenza scolastica dei ragazzi di primaria e media è molto basso – diversa è la situazione degli studenti delle superiori, per i quali è infatti mantenuta la misura della Dad, salvo riservarsi una nuova decisione, aggiornata al prossimo 10 febbraio. Nino Spirlì però non è d’accordo e ricorda i tragitti sugli scuolabus, oltre a sventolare lo spauracchio di un grande cavallo di battaglia capace di gettare nel panico i genitori più apprensivi, ovvero il ricambio d’aria nelle classi. Mamme e papà pro Dad approvano angosciati: se non il Covid, con il gelo di gennaio i figli lasciati all’addiaccio sotto le finestre aperte si beccheranno qualche polmonite! Nel suo show Spirlì parla a braccio e il pubblico ne adora la spontaneità, ma gli scappa inevitabilmente qualche svarione. Ad esempio, sul regolamento della zona arancione. In realtà che non è vero ciò che spiega il presidente: nei territori di questa fascia i negozi non sono chiusi, anzi l’apertura è posticipata alle 21 per diluire gli ingressi dei clienti, mentre i bar e ristoranti funzionano con l’asporto (la serrata avviene solo nel fine settimana e non dipende dal colore della zona).
Spirlì però insiste – secondo lui da lunedì, salvo lavoro, spesa e motivi di salute, gli adulti saranno in casa e i soli bambini esposti ad uscire per andare a scuola. «Non sto giocando, le mie ordinanze non le scrivo per gioco», ripete il presidente sfoggiando sicumera per i futuri sviluppi della situazione. «Spero – dice – che gli organi giudiziari riserveranno anche a noi la rapidità che il Tar ha avuto verso questi genitori… siamo tantissimi a fronte di un centinaio di persone che stanno decidendo per un’intera regione». Contro queste mamme e papà dal numero ballerino (sono circa 150 ma nelle citazioni di Spirlì la cifra va al ribasso) si scagliano gli strali dei commentatori, senza che il presidente accenni a smorzare i toni. Già nel messaggio in cui ieri, sempre su Facebook, aveva dato la notizia del ricorso, c’era stata una frecciatina in riferimento alla tutela dei ricorrenti, le cui generalità sono oscurate nell’accesso agli atti: «Hanno voluto fare una prova di forza, ma io vorrei che uscissero allo scoperto senza nascondersi dietro la privacy». Oggi molti spettatori della diretta hanno rincarato la dose accusando i genitori “avversari” di non voler apparire per vergogna delle loro azioni. Alla fine la corale preghiera dei cinquemila è: presidente chiuda le scuole, non ci abbandoni, abbiamo paura. Nino Spirlì li conforta: «Farò tutto quello che è nelle mie possibilità, ma sempre restando nel rispetto della legge». Ma se con la mano destra il presidente si dichiara suo malgrado obbediente, con la sinistra fa aleggiare una vaga benedizione verso quello che nei fatti sarebbe un ammutinamento generale: «In questa situazione se un genitore vuole tenersi a casa il figlio, fa bene». E anche senza questo inopportuno placet, in molti durante la diretta Facebook hanno già promesso di reagire così.

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