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lunedì, 13 Maggio, 2024
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Ordinanza rigidissima di Spirlì: tutte le scuole in Dad, per i più piccoli si spera nella data del 15

Ancora Dad in Calabria, e per tutti. La speranza di tornare finalmente in classe per gli studenti calabresi ha iniziato a vacillare con la dichiarazione via Facebook in cui ieri Nino Spirlì ammoniva sulla sua volontà di lasciare i ragazzi in didattica a distanza a meno di garanzie da delirio d’onnipotenza quali “l’assoluta assicurazione che nessun ragazzo, bambino o infante si contagerà a scuola, o nel tragitto da casa a scuola e viceversa”. Un po’ come andare alla ricerca del tesoro di Alarico – che, almeno quello, da qualche parte forse esiste davvero.
Mentre nella notte trapelava l’indiscrezione del rinvio della frequenza in aula dei liceali all’11 gennaio, decisa dal Governo, questa mattina il nostro presidente facente funzioni ha rincarato la dose annunciando la grande decisione: in Calabria scuole di ogni ordine e grado opereranno in Dad per tutto gennaio. Un’informazione – o meglio una anticipazione in stile webstar – peraltro elargita ai calabresi con la stessa originale modalità del precedente messaggio, ovvero una diretta Facebook a mo’ di influencer durante un tragitto in automobile molto easy, con tanto di saluti ai partecipanti, buio in galleria e confusione nella gestione degli auricolari. Ma tant’è. Dopo quell’esternazione social e ore di attesa, il dado è tratto e adesso è arrivata l’ufficialità. In base all’ordinanza appena firmata, il 7 gennaio, concluse le vacanze natalizie, tutte le scuole riapriranno con didattica a distanza – ma gli studenti di secondaria superiore non torneranno in classe almeno fino al 31 gennaio mentre per primaria e media c’è la chance di poter andare fisicamente a scuola dopo il 15, data di cessazione degli effetti del Dpcm in corso. Salvo ulteriori colpi di scena.
“Se il Cts mi dice che non si può votare – aveva affermato ieri Spirlì – io non mando i ragazzi a scuola”, aggiungendo, con un’iperbole di dubbio gusto, di voler dare priorità alla vita perché “sono il primo a dire che i ragazzi devono studiare e devono crescere nella cultura, però devono poter crescere e quindi vivere. Prima vivi e poi leggi il libro, perchè il libro dentro la bara non serve a nessuno“. Parole che si commentano da sole.
La Calabria è stata in realtà tra le ultime regioni (sebbene nello spazio di pochissime, frenetiche ore) a scegliere di posticipare il termine dell’11 gennaio fissato dal Governo a conclusione dell’ennesimo braccio di ferro politico consumatosi alla vigilia della canonica riapertura post natalizia delle scuole. Mentre il ministro Azzolina continuava a fingere di avere il controllo della situazione e bacchettava le regioni intenzionate a chiudere a “riflettere sulle conseguenze su studenti e famiglie”, il risoluto Zaia aveva aperto la girandola di ordinanze restrittive che quasi in tutta Italia estendono la sospensione della didattica in presenza almeno fino al 15 gennaio se non per l’intero mese. Va detto che l’ordinanza calabrese, che riguarda ogni ordine di istruzione, insieme alla Campania e il già citato Veneto è una delle più rigorose – e al contentino del ritorno in classe di primaria e media il 15 non ci crede nessuno. Sebbene, a sentire Spirlì, per stare tranquilli basterà “il ricambio dell’aria in ogni aula con appositi impianti, la sanificazione degli istituti e un sistema di trasporti organizzato”. Insomma, tutto e niente, come in una commedia surreale. Addirittura Spirlì, scrupoloso osservatore dell’indice Rti, ipotizza di concerto con gli amministratori locali, scenari differenziati con rientri a scaglioni all’interno del territorio regionale – passando presumibilmente poi la patata bollente ai singoli istituti scolastici, ovvero il caos totale. Peccato che, tra i sindaci, oggi Giuseppe Falcomatà da Reggio ha definito “inaccettabile balletto mediatico” questa banderuola di decisioni sulle chiusure. Segno che tutta questa concordia non c’è.
“E’ necessario tutelare i ragazzi – ha argomentato il governatore f.f. su Facebook – So che è una scelta che farà discutere, ma non mi importa. Non mi sento di mandarli a scuola in un momento in cui i contagi sono veramente tanti”. Ma proprio il riferimento ai dati di diffusione del virus si sta già ritorcendo contro il presidente, nel cui orizzonte ci sono nuovi ricorsi a pioggia da parte delle famiglie calabresi. A fine novembre quello presentato da alcuni genitori di Paola contro il primo decreto di chiusura degli istituti scolastici aveva ottenuto il ritorno in classe degli scolari più giovani. E ora si annunciano iniziative d’urgenza affinché il Tar annulli questa decisione già da lunedì prossimo.
Isabella Marchiolo

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