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giovedì, 25 Aprile, 2024
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Sara Pedri, chiuse le indagini: confermata l’accusa di maltrattamenti per l’ex primario Tateo e la sua vice Mereu

«Umiliazioni pubbliche durante i meeting. Ogni volta prendeva di mira una persona diversa, senza una ragione». Così aveva raccontato in aula una delle ginecologhe ascoltate nelle lunghe udienze con la formula dell’incidente probatorio davanti al gip Enrico Borrelli, spiegando il difficile clima che si respirava all’interno dell’unità di ostetricia e ginecologia dell’ospedale Santa Chiara di Trento, in cui lavorava la ginecologa Sara Pedri (foto a destra), scomparsa a marzo 2021.

Indagini chiuse
Per mesi la pm Licia Scagliarini e la collega Maria Colpani hanno ascoltato il racconto sofferto di ginecologhe e ostetriche e ora a distanza di poco più di un anno dall’apertura dell’inchiesta la Procura ha chiuso le indagini sul procedimento a carico dell’ex primario dell’ospedale Santa Chiara di Trento, Saverio Tateo (foto a sinistra) e della sua vice, Liliana Mereu. Nel documento di 28 pagine, notificato ieri, la Procura conferma l’accusa di maltrattamenti e indica 21 parti offese, tra cui anche Sara Pedri, la giovane ginecologa di Forlì, 31 anni, scomparsa il 4 marzo del 2021 (la famiglia pensa a un gesto estremo). La giovane aveva fatto perdere le sue tracce dopo avere inviato una lettera di dimissioni all’azienda sanitaria.

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L’accusa: da Tateo atteggiamenti denigratori e «inquisitori»
Secondo l’accusa si configura il reato di maltrattamenti in concorso e in continuazione in quanto Tateo e quindi la dottoressa Mereu che era la sua vice, aveva poteri di direzione e tutela della salute, organizzazione, vigilanza e formazione continua. Pertanto il suo ruolo sarebbe stato quello di guidare e vigilare sul reparto. Ma non lo avrebbe fatto. L’accusa parla di ingiurie, intimidazioni, atteggiamenti denigratori e «inquisitori» di ricerca di un possibile colpevole. Alcune ginecologhe sarebbero state minacciate di sanzioni disciplinari, ma la Procura parla anche di vessazioni motivate da ragioni di risentimento e non giustificate da errori professionali. Per ogni vittima vengono contestati sette, otto episodi.

Sentiti i professionisti più vulnerabili
In una delle ultime udienze davanti al gip le vittime hanno tratteggiato i contorni di un ambiente lavorativo nocivo raccontando di essere sottoposte a sofferenze costanti. Affiancate dai loro avvocati Andrea de Bertolini, Stefano Daldoss e Paolo Dematté alcune delle ginecologhe e ostetriche, sentite in aula, hanno spiegato di essere state prese di mira anche dalla dottoressa Mereu e in un caso una dottoressa sarebbe stata colpita su una mano durante un intervento. Ma si parla anche di grida in sala operatoria e umiliazioni costanti. Un quadro pesante, quello che affiora dal racconto di alcune delle vittime sentite in aula. Solo nove dei 21 professionisti indicati dai pubblici ministeri sono statti sentiti nel corso delle udienze perché ritenuti maggiormente vulnerabili. Alcuni sanitari che avrebbero subito il clima vessatorio non lavorano più a Trento, mentre altri operano ancora nello stesso reparto. La famiglia di Sara, rappresentata dall’avvocato Nicodemo Gentile, che non si è mai arresa e spera ancora di ritrovare la giovane ginecologa, ha seguito tutti gli approfondimenti svolti dagli investigatori e ha partecipato anche ad alcune udienze.

La difesa: disagio cominciato prima del lavoro a Trento
È un quadro delicato e choccante quello che affiora dai racconti, ma la difesa del primario, che stato licenziato (è tuttora in corso una causa davanti al giudice del lavoro) e dalla sua vice, attualmente in forza a un’altra struttura in Calabria, rappresentata dagli avvocati Salvatore Scuto e Franco Rossi Galante, hanno sempre respinto con forza le accuse. «Non sono il mostro che tutti descrivono», si era difeso Tateo raccontando un’altra verità su quanto accadeva nel reparto e anche sulla fragilità di Sara. «Il suo disagio era iniziato prima del lavoro a Trento», aveva spiegato il professionista che ha sempre negato i maltrattamenti. Ora i due difensori hanno tempo venti giorni per presentate le proprie controdeduzioni o chiedere un nuovo interrogatorio, poi la Procura deciderà se chiedere il rinvio a giudizio.
(Fonte: corriere.it)

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