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giovedì, 28 Marzo, 2024
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Perugia, condotte al dissesto numerose aziende: 8 persone in manette tra le quali “l’imperatore” calabrese

Associazione per delinquere, bancarotta fraudolenta aggravata e in concorso, impiego di denaro, beni e utilità di provenienza illecita, omesso versamento dell’Iva. Per queste accuse, a vario titolo, il ROS dei carabinieri hanno eseguito una ordinanza di custodia cautelare decisa del gip di Perugia nei confronti di 8 persone.

Le indagini sono iniziate nel febbraio 2020, concentrandosi su un consulente finanziario di origini calabresi, da tempo residente in Umbria. Gli accertamenti – si spiega in una nota firmata dal procuratore di Perugia, Raffaele Cantone – hanno permesso di appurare che l’indagato aveva stretti contatti con un ex commercialista romano, che si faceva chiamare ‘imperatore’, e che in passato è stato coinvolto in reati di natura economico finanziaria.

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E così è stato possibile ricostruire un presunto sistema di bancarotte pilotate, truffe ai danni di altri imprenditori e frodi fiscali, con lo scopo, ipotizzano gli inquirenti, di far fallire aziende, accumulando debito per circa 50 milioni di euro a discapito di fornitori, dipendenti ed erario. Il meccanismo illecito si sarebbe svolto mediante l’acquisizione di società sul mercato di regioni quali l’Umbria, Toscana, Lazio, Lombardia, Puglia, Trentino Alto Adige e Campania, operanti nei settori come pubblicità, edilizia, turismo, sanità, assistenza agli anziani, gestione di asili, informatica e commercio, anche tramite impegni di pagamento, in favore degli imprenditori cedenti, lasciati poi insoluti.

Nel trasferimento degli asset più redditizi ed in attivo spesso comprendenti anche importanti commesse pubbliche (dell’Università degli Studi di Roma La Sapienza, del Comune di Ravenna e della Provincia di Bolzano) ad altre società riconducibili all’organizzazione. Gli indagati – in base alla ricostruzione accusatoria – sarebbero così riusciti da un lato a svuotare di ogni disponibilità le società acquisite, privandole di ogni risorsa patrimoniale aggredibile, sopprimerne la documentazione contabile e poi destinarle al fallimento, rendendo così vane le pretese di creditori ed Erario, dall’altro a proseguire la gestione delle attività redditizie distratte, dirottando gli ingenti ricavi in ulteriori società, anch’esse intestate a prestanome o, attraverso altri canali, fatti arrivare direttamente ai presunti sodali.

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