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giovedì, 18 Aprile, 2024
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La morte della piccola Diana, Gip Milano: Alessia Pifferi era sempre consapevole e non ha nessun disagio psichico

Per Alessia Pifferi, la 37enne arrestata per omicidio volontario aggravato per aver abbandonato per 6 giorni in casa la figlia Diana di 18 mesi morta di stenti, anche la seconda richiesta di una consulenza neuroscientifica è stata respinta dal gip di Milano Fabrizio Filice.

Secondo il giudice “anche dopo l’ingresso in carcere, come attestano le relazioni del Servizio di psichiatria interna” di San Vittore “si è sempre dimostrata consapevole, orientata e adeguata, nonché in grado di iniziare un percorso, nei colloqui psicologici periodici di monitoraggio, di narrazione ed elaborazione del proprio vissuto affettivo ed emotivo”. Il gip aggiunge che la donna non ha alcuna “storia di disagio psichico” nel suo passato. E stabilisce che la difesa non possa introdurre nel procedimento, senza il contradditorio tra le parti (vale a dire fuori da una perizia), una consulenza basata su analisi neuroscientifiche.

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I legali della Pifferi chiedevano una particolare perizia “neuroscientifica-cognitiva” per “cercare di sondare il funzionamento strettamente cognitivo dell’indagata”. E, anche se il giudice chiarisce spiega che ci sono “suggestive adesioni in campo accademico” sull’utilizzo delle neuroscienze, non è possibile che una consulenza di questo tipo entri nel processo senza contradditorio. In teoria, quindi, secondo il giudice, non è da escludere “una possibile utilità della prova neuroscientifica come supporto al processo decisionale del giudice”, ma dovrà essere il giudice stesso a disporla, qualora la ritenesse necessaria.

Gli avvocati della donna – Luca D’Auria e Solange Marchignoli – però, replicano spiegando di non potersi arrendere “di fronte all’ennesimo diniego alla richiesta finalizzata a capire cosa sia successo nel cervello della propria assistita. È troppo facile chiudere la partita bollando Alessia come un mostro bruciandola sul rogo mediatico”.

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