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martedì, 14 Maggio, 2024
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Il leader di Diritti Civili chiede tamponi salivari gratis per i docenti e annuncia class action se l’istanza sarà rigettata

E’ la scuola il tema più controverso della nuova normativa sul greenpass. Dal 6 agosto, data di entrata in vigore del provvedimento, docenti, dirigenti e Ata sono sul piede di guerra nell’attesa di dover esibire, con l’imminente inizio dell’anno scolastico, la tessera verde necessaria per accedere in classe e quindi poter lavorare. Per chi dunque non è vaccinato, questo comporterà l’obbligo di effettuare (a proprie spese) un tampone negativo ogni 48 ore. Mentre i sindacati stanno organizzando iniziative di protesta (ma la più significativa è al momento la petizione anti green pass scolastico promossa da Anief su Change) e i docenti studiano contromisure non sempre all’insegna dell’etica professionale, scende in campo ora Franco Corbelli con un’azione concreta.

Il leader del movimento Diritti Civili, che è anche lui docente, aveva subito espresso contrarietà al provvedimento governativo, dove è stabilito che il personale scolastico sprovvisto di greenpass non potrà entrare in aula e sarà considerato assente ingiustificato, incorrendo dopo cinque giorni nella sospensione dal servizio senza stipendio. Dopo aver spiegato con una lunga nota i motivi della sua opposizione, Corbelli rincara la dose suggerendo ai docenti un’istanza formale, nella quale i non vaccinati potranno chiedere di presentare ai fini del green pass l’esito di un test salivare gratuito (al momento il decreto non li accetta e ammette soltanto tampone nasofaringeo molecolare o antigenico).

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Il modello proposto da Franco Corbelli dovrà essere inoltrato alla scuola o università di cui si è dipendenti e ai ministri della salute e dell’istruzione. Nelle ultime righe si precisa che la richiesta vale anche come diffida a rigettarla riservandosi in caso contrario di adire le vie legali per eventuali danni causati dal frequente ricorso ai tamponi (circa 130 per l’intero anno scolastico con ritmo di tre a settimana). Corbelli fa infatti riferimento alla prospettiva di una class action della scuola con risarcimento danni.

Le adesioni non mancherebbero e sembrano il naturale sviluppo dell’ondata di indignazione che sta portando i docenti ad abbandonare i propri sindacati, dai quali in questa emergenza non si sentono difesi. Intanto le lancette dell’orologio hanno iniziato a camminare per la conversione del decreto legge in Parlamento, un iter che i lavoratori della scuola seguono con il fiato sospeso sperando in eventi di disturbo come il regolamento europeo 953, che verrà approvato il prossimo 12 agosto.

Il battage tra i “no greepass” confida in questo provvedimento (dove sarebbe indicata l’illegalità dell’imposizione del certificato verde) per invalidare le restrizioni italiane, ma si tratta di mera illusione. Il testo del regolamento infatti è già noto e il 12 agosto verrà approvata una semplice correzione nella traduzione italiana. Si ricorda – è vero – che l’attestazione del vaccino tramite certificati non dovrebbe essere causa di discriminazioni tra cittadini né di limitazioni nella circolazione e nella fruizione di servizi, ma i regolamenti europei non sono prevalenti su leggi e decreti dei singoli stati. Tra l’altro il green pass italiano è stato formulato senza espliciti obblighi vaccinali, quindi non viola i principi del regolamento Ue e dunque dopo il 12 agosto in sostanza non cambierà nulla.

Tornando a Corbelli, l’attivista aveva posto una serie di quesiti sulla questione, sottolineando i dubbi di chi sceglie di non vaccinarsi sulla base di analisi di medici e dati incerti sull’immunizzazione e l’efficacia contro le varianti. Denunciando un’informazione incompleta e quasi interamente improntata al pensiero “pro vax”, dove le opinioni scientifiche sfavorevoli alla validità e sicurezza dei vaccini anti Covid, Corbelli sono «ignorate, censurate e oscurate», chiede: «E’ vero che tutti i cosiddetti esperti che continuano, da un anno e mezzo, a imperversare in tv e sui giornali, hanno detto, in questi diciotto mesi, tutto e il contrario di tutto, non azzeccando, di fatto, una sola previsione e che oggi sono gli stessi che ci dicono che bisogna vaccinare tutti (adolescenti compresi) ad ogni costo?».

Il leader di Diritti Civili ricorda anche come l’Italia sia l’unico stato ad avere istituito la certificazione verde nelle scuole e conclude: « Se tutto quello che ho scritto è vero, come si possono oggi imporre vaccini e green pass e minacciare di fatto di licenziamento gli insegnanti se non fanno un tampone ogni 48 ore? Non appartengo al popolo dei No Vax, rispetto la vaccinazione ma chiedo risposte a questi legittimi e inquietanti interrogativi!».

Contro le modalità del greenpass a scuola è intervenuta anche la sindacalista cosentina Adele Sammarro, coordinatrice nazionale di Confasi Scuola. «Siamo in presenza – spiega – di un provvedimento inaccettabile, che non risolve il problema della ripartenza, né dà la sicurezza che la scuola merita. La Confasi scuola, esprime insoddisfazione per le misure applicate, poiché si tratta di un provvedimento che ravvisa profili di incostituzionalità, crea forti discriminazioni e rende di fatto la vaccinazione obbligatoria. Un provvedimento, dunque, altamente lesivo. A questo punto – continua – se ilgreen pass deve essere obbligatorio per la scuola, deve essere applicato anche alle altre categorie, non si possono adottare “due pesi e due misure”. Non è possibile, tra l’altro, che il Governo utilizzi l’arma del ricatto stipendiale per indurre i docenti a fare qualcosa che liberamente non sceglierebbero, non sarà questo il modo per garantire la tutela della salute. La politica si faccia carico delle sue responsabilità in modo serio, non precludendo ai lavoratori l’accesso al pubblico impiego, ma dando le dovute garanzie che meritano».

Come ricorda Sammarro, la percentuale di vaccinazione del personale scolastico è attualmente superiore al 90% e in effetti i docenti che non hanno aderito sono un’esigua minoranza. Anche per questo la normativa del dl e le sanzioni appaiono a molti insegnanti come un’ingiusta persecuzione.

Va detto pure che non è semplice calcolare con esattezza il personale vaccinato perché molti sono rientrati nella campagna per età e non in quella per categoria; inoltre c’è il numero “fantasma” dei precari con contratti brevi, che potrebbero essere stati in servizio dopo la tornata vaccinale della propria scuola e dunque non aver partecipato (salvo essere successivamente conteggiati in altre fasce di turni).

Tra dirigenti costretti a fare gli sceriffi e studenti divisi dalla prospettiva di non poter togliere la mascherina per “colpa” dei compagni non vaccinati, il clima del nuovo anno scolastico non promette sereno. A ottobre insieme all’immunizzazione scadrà anche il periodo di validità del greenpass del personale già vaccinato e la sensazione è che il fronte dei contrari si allargherà, nella massima tensione.

Isabella Marchiolo

 

 

 

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