La Corte dei Conti ha negato il visto di legittimità al Ponte sullo Stretto di Messina e la registrazione della delibera Cipess di agosto. Ovvero quella con cui il 6 agosto il governo aveva approvato il progetto definitivo del Ponte sullo Stretto. La sezione centrale di controllo sugli atti del governo ha deciso di non procedere alla registrazione dell’atto. Rinviando al deposito, entro 30 giorni, delle motivazioni le opportune spiegazioni. I problemi dell’opera evidenziati dalla Corte dei Conti sono diversi. Riguardano le coperture economiche, le stime sul traffico, la conformità del progetto alle normative ambientali e alle regole europee sul superamento del 50% del costo iniziale. E anche sulla competenza del Cipess. I motivi di criticità in partenza erano dieci.
Al centro della decisione, spiega il Corriere della Sera, c’è la compatibilità con le norme del diritto europeo del contratto di Webuild. Nato nel 2020 dalla fusione di Salini S.p.A. e Impregilo S.p.A., il gruppo ha creato il consorzio Eurolink per costruire il Ponte. Insieme al Gruppo Sacyr (Spagna), a IHI (Giappone), insieme ad altri partner italiani di Eurolink, tra cui Condotte e Itinera. La delibera del Cipess viene quindi considerata illegittima perché contraria alle norme del diritto europeo. C’è da ricordare che la Corte dei Conti aveva segnalato già una serie di criticità. Per esempio secondo i giudici il progetto sarebbe dovuto passare al vaglio del Consiglio superiore dei lavori pubblici, che nel 1997 si espresse solo sul progetto “di massima” del 1992.
Eppure, spiega oggi La Stampa, l’illegittimità del visto arriva dal fatto che il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini e Piero Ciucci, amministratore delegato della Società Stretto di Messina, non sono riusciti a dimostrare di non aver violato le norme Ue che impongono una nuova gara se i costi superano del 50% il vecchio bando. Ma anche di aver rispettato le linee guida per la Valutazione di incidenza ambientale (negativa). E della procedura “Iropi”, con cui il governo ha assoggettato il Ponte ai motivi di interesse pubblico. Definendola opera militare per superare i rilievi ambientali.
I rilievi sono stati accompagnati anche da richieste di chiarimenti. Il 24 settembre i giudici avevano chiesto al Dipartimento per la programmazione economica di Palazzo Chigi un’integrazione di documenti sul piano economico-finanziario, l’allineamento tecnico alle prescrizioni ambientali e sismiche. E, soprattutto, sulla questione del superamento della soglia del 50% dei costi del progetto senza nuova gara. Tra i dubbi, aggiunge Il Sole 24 Ore, anche l’esclusione dell’Autorità dei trasporti dal procedimento di approvazione. La sezione di controllo il 17 ottobre ha ritenuto che i chiarimenti non fossero sufficienti. Fino al deferimento alla sede collegiale convocata ieri mattina. Che non poteva decidere diversamente.
La bocciatura però non vuole dire che l’opera sia stata cancellata. Il governo ha di fronte tante strade a quella che ha definito un’offensiva dei giudici. Una di queste è presentare una delibera in Cdm con la regia del Dipe. In quel modo la Corte dei Conti avrebbe poi due opzioni. La prima è registrare l’atto, oppure registrarlo con riserva. A quel punto il governo può trasmettere la comunicazione alle Camere che decideranno in ultima istanza. Già oggi il governo si riunirà per trovare la strada. Coinvolgendo il parlamento in un atto politico che funga da sigillo.
Secondo la legge infatti il Cdm potrà ritenere che l’atto bocciato dai giudici contabili risponda a interessi pubblici superiori. Così dovrà andare avanti. La Corte dei Conti tecnicamente può apporre il visto con riserva. Il sito della Corte dei Conti spiega: «L’atto registrato con riserva ha piena efficacia, ma può dare luogo ad una responsabilità politica del governo poiché la Corte trasmette periodicamente al Parlamento l’elenco degli atti registrati con riserva».

















