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giovedì, 28 Marzo, 2024
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Covid, Codacons Reggio denuncia Bassetti, Burioni e Pregliasco

Il Codacons Reggio Calabria ha denunciato alla locale Procura della Repubblica l’infettivologo Matteo Bassetti, il microbiologo Roberto Burioni e il virologo Fabrizio Pregliasco per “pubblicazione o diffusione di notizie false, esagerate o tendenziose, atte a turbare l’ordine pubblico; propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale, etnica e religiosa; istigazione all’odio tra le classi sociali; boicottaggio”. E’ quanto si apprende da una nota pubblicata sul portale codacons.it. “Questi i reati ravvisabili in svariate dichiarazioni pubbliche rese dai tre medici nelle scorse settimane a proposito della campagna vaccinale anti-Covid e messi nero su bianco nella querela presentata dalle avvocatesse Antonia Condemi e Serena Denise Albano, vertici dell’associazione dei consumatori reggini. “Dichiarazioni di una gravità inaudita” che presentano “svariati profili di illeceità penale” per le due legali di Reggio Calabria, testualmente riportate nell’atto depositato in Procura per conto di alcuni cittadini”, si legge nel comunicato.

Nella nota il Codacons ritiene inaccettabile che “l’imposizione di qualunque forma, esplicita o mascherata, di obbligo vaccinale e relative limitazioni alle libertà individuali per chi sceglie di non sottoporsi a inoculazione. Una discriminazione che violerebbe principi giuridici costituzionali e comunitari. Per il Codacons “il diktat è il seguente: coloro che non si sottopongono al siero sperimentale (perché di questo si tratta e non di vaccino) pur in assenza di un obbligo di legge che lo imponga, non possono avere gli stessi diritti di coloro che invece hanno deciso di farsi inoculare il farmaco senza peraltro essere correttamente informati con conseguente vizio del consenso prestato all’atto della sottoscrizione del ‘modulo’”.

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“Esponenti della comunità scientifica onnipresenti in Tv, anziché nei reparti ospedalieri” vengono definiti i tre esperti di fama nell’esposto del Codacons, che nell’invitare tutti i cittadini a denunciare “qualunque atto discriminatorio lesivo dei propri diritti fondamentali” preannunciano di essere già al lavoro per “depositare ri-corsi in caso di licenziamento dei lavoratori che scelgono legittimamente di non sottoporsi al farmaco” e garantire assistenza legale a “tutte le attività commerciali che altrettanto legittimamente decideranno di non richiedere il green-pass”.

Condemi e Albano, “dopo un anno e mezzo di bavagli, restrizioni, distanziamento sociale, e martellamento mediatico fondato su un unico ed universale crisma scientifico” non hanno potuto fare a meno di chiedersi “per quale ragione i mezzi di comunicazione di massa, dalla carta stampata alle televisioni nazionali abbiano volutamente escluso il dibattito su temi di rilevanza fondamentale per la stessa vita umana: qual è il diritto alla salute del singolo”. Le avvocatesse stigmatizzano “l’enorme anomalia di tale sistema comunicativo e di informazione che si accanisce immotivatamente, ma con uno scopo ben preciso, contro tutti coloro che, dotati di piena capacità di intendere e di volere e di raziocinio, hanno avuto l’ardire di porre domande e che per questo sono stati tacciati, etichettati, scherniti ed addirittura ghettizzati. Queste “categorie” di persone che non aderiscono sic et simpliciter a ciò che gli viene imposto (con atti amministrativi, illegittimi perché incostituzionali)in quanto non ne comprendono il senso e talora finanche la logica, diventano “negazionisti”, “complottisti”, “no vax”, “dissidenti”, insomma: gente da tenere alla larga. Queste persone, untori della collettività, devono essere “controllate”e “punite””.

Questa sorta di “discriminazione “è intrinseca all’obbligo di green pass che prevede una serie di restrizioni dei diritti fondamentali dei cittadini in spregio della Costituzione Italiana ma anche di norme sovranazionali quali il regolamento Ue 2021/953 che testualmente recita “È necessario evitare la discriminazione diretta o indiretta di persone che non sono vaccinate, per esempio per motivi medici, perché non rientrano nel gruppo di destinatari per cui il vaccino anti Covid-19 è attualmente somministrato o consentito, come i bambini, o perché non hanno ancora avuto l’opportunità di essere vaccinate ma anche verso chi per scelta non è vaccinato”. Sono questi i motivi della querela ai tre esperti “ospiti fissi dei talk da inizio pandemia. Abbiamo ritenuto di dover portare a conoscenza dell’autorità giudiziaria il ricatto mediatico che i cittadini sono costretti a subire, terrorizzati dalla paura di non poter più lavorare, studiare o semplicemente mangiare una pizza se non sottoposti alla sperimentazione”.

foto: fonte (strettoweb.it)

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