x

x

domenica, 12 Maggio, 2024
HomeCalabriaCaos tamponi in Calabria: code lunghissime e attese sterminate

Caos tamponi in Calabria: code lunghissime e attese sterminate

Il punto sulla situazione in Calabria

ln Calabria il 2022 inizia com’era finito il 2021, davanti alle tende per i tamponi antigenici e molecolari: code lunghissime, attese sterminate, stress e soprattutto caos totale. La novità è che adesso le file (con inevitabili assembramenti) non sono soltanto per i test che confermino o scongiurino il virus ma anche per i vaccini. Con la prospettiva delle nuove restrizioni in arrivo per chi non si è ancora immunizzato, anche nella nostra regione si è scatenata la corsa all’iniezione nei vari hub territoriali – e affollatissima (1440 dosi inoculate) è stata anche la postazione allestita nel piazzale del centro commerciale Metropolis a Rende, dove domenica scorsa si è svolto uno specifico vax day pediatrico 5-11 anni, con genitori e bambini decisi ad aderire e pronti ad affrontare un accampamento di aspiranti, che rievoca alla memoria la caratteristica panoramica dei provini cinematografici, dove le mamme calabresi trascinavano la loro giovanissima prole sognando la popolarità. Invece no, stavolta si aspetta per ricevere la protezione dal virus (e scampare alle minacce di Dad e nuovi divieti, che a breve potrebbero colpire maggiormente i ragazzi).

A proposito di minori e adolescenti, si prevede una massiccia partecipazione anche nelle date del 7 e 8 gennaio, quando, nei giorni di chiusura straordinaria last minute stabiliti ieri dal governatore Occhiuto posticipando la riapertura post natalizia a lunedì 10, gli istituti scolastici saranno sede di iniziative di promozione della campagna vaccinale.

Slide
Slide
Slide

Gli adulti, intanto, continuano a vaccinarsi e il clima è decisamente teso, tanto che può anche scappare una rissa, come nel polo reggino di via Padova, dove in tanti si sono presentati senza prenotazione e sono scoppiati accesi alterchi per chi dovesse entrare prima. Al di là di ogni deprecabile reazione incivile, la colpa non è di nessuno degli utenti. I prenotati sono giunti, ovviamente, all’orario stabilito e la cosa ha molto innervosito chi invece aspettava da ore (perché gli era stato detto così, che era possibile arrivare senza numero!) ed è stato scavalcato.

E in questo avvio d’anno un po’ apocalittico (nel kolossal di Netflix “Don’t Look Up” hanno previsto la caduta di una cometa killer ma non avrebbero mai immaginato la temibile Flurona) la gestione dell’emergenza pandemica nelle Asp calabresi è a dir poco paradossale. Gli esami vengono evasi con tempi elefantiaci (fino a 4 giorni, alla faccia dell’urgenza e con gli interessati comprensibilmente nel panico ad aspettare il referto). Qualcuno tra i contatti di sospetto positivo, stanco di controllare la mail, va di persona in ufficio a ritirare il fatidico risultato e chissà, forse ha il virus, ma sta in fila pure lì, chissà per quanto, davanti a una porta insieme ad altri.

In fila ai drive in, quando non si smadonna, si fa di tutto, dalle telefonate di auguri, alla chat d’incontri, allo smartworking. E può accadere che a Pentimele di Reggio le ultime automobili, dopo cinque ore, scoprano che l’orario di chiusura (non si è neanche pensato, in una situazione di necessità come questa, di prevedere un funzionamento non stop e di aprire nei festivi, durante i quali la pandemia è andata in ferie) sarà rigorosamente rispettato e per di più devono tornare domani perché quel giorno saranno “tamponati” soltanto coloro che hanno ricevuto una convocazione dall’Usca. Qui, però, l’affare si complica perché tra i tantissimi positivi che hanno scoperto il Covid facendo un test casalingo o tra quanti (tantissimi pure) sono certi di un contatto con un positivo, la maggior parte, pur essendosi autodenunciati alle strutture sanitarie locali, non ha ricevuto nessun avviso. Stessa impasse anche per chi ha ricevuto il responso di contagio in farmacia (in questo caso è il farmacista ad avvisare l’Asp competente, comunicando ufficialmente ogni caso in tempo reale).  La scarsità del personale addetto all’esecuzione e all’analisi dei test, ma soprattutto di impiegati preposti al lavoro di certificazione di quarantene e periodi di autosorveglianza, sta mandando in tilt il sistema, con inefficienze che non sono più l’eccezione ma la regola. Già alla fine di dicembre chi era accertato come contatto stretto di un positivo doveva attendere almeno cinque giorni prima della partenza ufficiale della quarantena (cioè con date stabilite dalle Asp per i vari tamponi di conferma e controllo), giorni durante i quali si era legittimati ad uscire e frequentare luoghi e persone. Gli stessi positivi non ufficializzati, fino alla comunicazione – inviata dalle Asp, appunto, dopo diversi giorni – se invece di adottare responsabilmente la quarantena preventiva fossero andati in giro, sarebbero stati in regola.

Ad oggi la confusione rasenta uno scenario surreale, con gente imprigionata in casa senza più sintomi che non sa se è guarita perché non riesce a comunicare con gli uffici sanitari e non è autorizzata ad uscire per effettuare gli esami, pena la denuncia o persino l’arresto. Una mamma di Cosenza, risultata positiva insieme al figlio da un tampone antigenico fai da te, stando molto male non è riuscita a recarsi insieme al ragazzo (asintomatico) a fare l’esame di conferma ed ha saggiamente osservato la quarantena preventiva (senza essere obbligata visto che non era stata tracciata positiva, precisiamo). L’unico positivo accertato risulta dunque essere il figlio, mentre lei (positiva!) è identificata semplicemente come contratto stretto. Le viene assicurata la visita di un addetto per effettuare un tampone a domicilio, che non arriva mai, e nel frattempo (dopo 15 giorni) guarisce, come attestato dal tampone molecolare che libera la famiglia dall’isolamento. La donna però ha soltanto un tampone negativo, e senza precedenti test da parte dell’Asp, nulla certifica che abbia mai avuto il Covid!

Una vera odissea subisce poi chi è residente in Calabria ma si trova fuori regione ed ha la sventura di ammalarsi lì: per scoprire se si è negativizzato, deve mettere in contatto l’azienda sanitaria del luogo in cui è domiciliato con quella calabrese e al fatto non servono altri commenti. Sembra che le cose cambieranno con il nuovo decreto, previsto per domani, che potrebbe indicare la possibilità – se asintomatici – di autotestarsi in casa dopo un tot di quarantena e quindi, salva la successiva conferma ufficiale, di poter intanto interrompere la prigionia senza dover dipendere dall’assurda burocrazia e dai ritardi delle strutture sanitarie. Con quali reali vantaggi per la sicurezza pubblica, è un altro discorso.

Isabella Marchiolo

SEGUICI SUI SOCIAL

142,034FansLike
6,832FollowersFollow
380FollowersFollow

spot_img

ULTIME NOTIZIE