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lunedì, 29 Aprile, 2024
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Calabria, agricoltura biologica strumento di lotta alla mafia: cooperativa Goel è una storia di resistenza

Questa arancia coltivata da Goel costa 40 centesimi, quest’altra 15. Certo la nostra è più cara, ma è coltivata su terra sana grazie al lavoro di persone pagate dignitosamente. Ora tu quale scegli?” Sul palco di un teatro a Gioiosa Ionica gli attori raccontano la realtà di Goel, che è soprattutto una storia di resistenza. Sì perché il gruppo cooperativo che oggi riunisce oltre 50 aziende, di cui una trentina impegnate nell’agricoltura biologica sta portando un cambiamento profondo in tutta Calabria. Dimostrando che anche con l’agricoltura si può sfidare la ‘ndrangheta e si può cambiare. “Si può cangiari”. Decine di cooperative agricole, due associazioni impegnate nel sociale, una fondazione, un intero settore chiamato Goel Biodiversity impegnato a ridisegnare tutta la filiera agricola con un centro di ricerca, Brick, in cui si stanno realizzando prodotti naturali estratti dalle arance e dalla liquirizia. Soprattutto oli essenziali ed estratti vegetali. Nuovi prodotti da immettere nel mercato. Partner sono già in attesa dei risultati delle ricerche a Goel come Aboca o un altro gruppo di cooperative calabresi “Progetto Sud” specializzato nella sanità. Una storia di riscatto sia sociale che economico chiaro fin dal nome scelto per il consorzio, Goel. Un nome che ha radici bibliche e significa appunto “Il riscattatore” la stessa funzione di liberazione che da vent’anni il Gruppo cooperativo sta dando agli imprenditori agricoli che, ribellandosi alla criminalità organizzata, si sono trovati davanti solo porte chiuse.

“E noi quelle porte le abbiamo aperte e per non lasciarli da soli abbiamo creato un consorzio” racconta il fondatore di Goel, Vincenzo Linarello convinto che “la denuncia morale da sola non basta. L’etica non può accontenarsi di essere solo giusta, deve essere anche efficace. La mafia, vuole dimostrare che senza di loro l’economia si spegne? E noi gli dimostriamo invece che oltre ad essere dalla parte giusta, la nostra morale ci dà da vivere. L’etica è efficace, è la mafia ad essere fallimentare e questa per la ‘ndrangheta è la deligittimazione più radicale che possiamo mettere in campo. I frutti della legalità e della sostenibilità nel caso di Goel sono le arance. Di tipo tarocco rigorosamente coltivate con metodo bio: senza OGM, diserbanti e fertilizzanti chimici.
Fare comunità
La Calabria primeggia per ettari e numero di aziende impegnate nell’agricoltura biologica e sui banchi dei mercati a Roma o Milano ci sono buone probabilità di trovare l’eccellenza dei prodotti biologici calabresi. Certificati come quelli di Goel. Perché la rete di questa trentina di aziende lavora a progetti di garanzia partecipata: qui la produzione alimentare è un fatto comunitario. Una garanzia perché si è sicuri che quell’azienda è coinvolta in una rete sociale e culturale della quale fanno parte anche i consumatori e le comunità che si cibano dei suoi prodotti.
Un esempio? Il prezzo del conferimento delle arance viene deciso dall’assemblea dei produttori. È più alto rispetto al resto delle aziende perché hanno eliminato grossiti e intermediari. Un sistema che funziona. In vent’anni Goel Bio si è propagata a macchia d’olio, tra i paesi territori stretti tra le montagne e il mare. Ora è presente su tre province, Reggio Calabria, Catanzaro e Vibo Valentia. Oltre 300 le persone che lavorano stabilmente nel Consorzio con un fatturato aggregato annuo di oltre 9 milioni di euro.
Clienti di riferimento, tra gli altri anche colossi come Natura Sì e Coop Svizzera. La garanzia che si tratti di prodotti bio coltivati da agricoltori ribellati alla mafia è in un protocollo affidato ad un ente esterno al Consorzio che comunque effettua controlli sulle aziende a marchio Goel. “Se troviamo lavoratori in nero in una delle nostre coop, denunciamo l’impresa”, spiega Linarello che punta al riciclo completo. Dalle arance in eccesso si producono succhi, dalle bucce oli essenziali.

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Microclimi e biodiversità
Così in Calabria l’economia etica riscatta e restituisce libertà e bellezza alle persone e ai luoghi. Grazie ad un’agricoltura sana che rispetta chi lavora e chi consuma. Ma tutto questo basta a sostenere un settore, quello dell’agricoltura, ora in grande difficoltà? Purtroppo no. “Quando ci siamo chiesti cosa fare per mettere in sicurezza quello che abbiamo costruito e progettare il futuro, la risposta è arrivata dal territorio”, raccconta ancora Linarello “in Calabria c’è una biodiversità incredibile grazie alle centinaia di microclimi dovuti ai 789 chilometri di costa, le sue altitudine e la ricchezza di acqua. Il 34% dei 230 microclimi censiti in Europa, sono presenti in Calabria. Così abbiamo creato Goel Biodiversy con al centro il laboratorio di ricerca e le coop che coltivano specie vegetali secondo i propri microclimi. Quando le aziende ci chiedono un certo tipo di oli essenziali ed estratti, scegliamo la coop su base scientifica, quella con il microclima giusto. La biodiversità non è un freno, ma un vantaggio. Ci rende competitivi”.
(Fiammetta Cupellaro- repubblica.it)

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