Passa la palla l’ufficio della Corte dei conti che sta esaminando il dossier Cipess sul Ponte sullo Stretto. E con una richiesta di deferimento all’organo collegiale, invia tutta la documentazione alla Sezione centrale. Sul tavolo ancora diversi punti non chiariati che gettano ombra sul dossier e che ancora una volta, dopo un prima richiesta di chiarimenti e integrazioni inviati dalla Corte a Palazzo Chigi il 24 settembre, non sono stati sciolti. Tutto rinviato all’udienza del 29 ottobre quando è probabile che i giudici contabili emetteranno la decisione finale. “Il lavoro che è stato fatto dal Mit e dal Dipartimento di programmazione economica di Palazzo Chigi è un lavoro molto complicato, se ci sono delle cose da perfezionare si perfezioneranno”, ha commentato il ministro Giorgetti. Dal canto suo alla Stretto di Messina si dicono “fiduciosi sull’esito positivo dell’esame della Corte nella convinzione di aver operato nel pieno rispetto delle norme generali e speciali italiane ed europee”. Per l’ad Pietro Ciucci “nei tempi previsti e in anticipo rispetto alla convocazione della seduta delle Sezione Centrale della Corte dei conti del prossimo 29 ottobre, verranno forniti tutti i nuovi approfondimenti richiesti”.
I rilievi della Corte
Il deferimento muove da una serie di rilievi tecnici. Innanzitutto “tenuto conto della particolare rilevanza della infrastruttura di cui trattasi, delle rilevanti risorse che la stessa impegna e della specifica valenza autorizzatoria che il d.l. 35/2023 riconnette alla delibera all’esame fosse, nel caso di specie, esigibile un maggiore livello di esplicitazione delle valutazioni effettuate”, lamenta la Corte dei conti. E questo, aggiunge, “anche al fine di garantire effettività al principio di trasparenza dei processi decisionali e valutativi che caratterizza, in particolare, le grandi opere infrastrutturali e cui assolve, tra l’altro, la prescritta pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale”. Sul merito ce n’è per tutti i gusti.
Si parte dagli aspetti procedurali. E’ qui che si annidano le prime crepe nella procedura. La Corte rileva ancora un difetto nella trasmissione degli atti con l’assenza di alcuni documenti cruciali come la “Delibera del Consiglio di Amministrazione della SdM del 29 luglio 2011 (oggetto di richiesta integrativa, per le vie brevi, non soddisfatta)” e “gli Atti aggiuntivi (quelli in data 30 settembre 2010 e 27 maggio 2011) al contratto intercorso tra la Società Stretto di Messina S.p.a. e il Contraente generale (recanti, tra l’altro, le varianti intervenute)”.
Procedura Iropi
Un altro capitolo riguarda la procedura Iropi, con cui il governo ha assoggettato il Ponte ai motivi imperativi di interesse pubblico, scelta su cui la Corte chiede di verificare la piena coerenza con la normativa europea. L’Ufficio chiede di verificare la conformità alle direttive Habitat e Vinca e l’effettiva interlocuzione con la Commissione europea, avviata a giugno 2025 ma non documentata in modo completo negli atti trasmessi. Per i magistrati contabili, la questione resta aperta e dovrà essere chiarita in sede collegiale.Restano in dubbio anche altre esclusioni dai pareri sull’opera: secondo il giudice amministrativo nelle procedure avrebbero dovuto essere coinvolti sia l’autorità di regolazione dei trasporti (Art) che il Nars (Nucleo di consulenza per l’Attuazione delle linee guida per la Regolazione dei Servizi di pubblica utilità).
Progetto definitivo
Il fascicolo affronta anche la questione del, il piano economico-finanziario. La Corte chiede chiarimenti sulle asseverazioni della società di revisione Kpmg, sui conti dei costi ambientali e sulla voce di 189 milioni relativi a spese sostenute prima del decreto 35/2023. Richiama inoltre la necessità di assicurare la continuità dei requisiti di idoneità tecnica e finanziaria per tutti gli affidatari e la trasparenza nella determinazione dei costi dei materiali da costruzione. Sul disallineamento tra il valore di progetto e quello del Pef, i chiarimenti ministeriali “appaiono non ancora pienamente coerenti”. In controluce, le osservazioni ridisegnano la mappa dei rischi della delibera Cipess: pareri mancanti, iter ambientale da integrare, coperture da validare, istruttoria documentale da rafforzare. Per questo il magistrato istruttore propone il deferimento alla Sezione centrale di controllo di legittimità, che dovrà decidere se registrare o restituire l’atto al governo. Un rinvio tecnico ma dal peso politico evidente: fino alla decisione del Collegio, la delibera resta sospesa e con essa l’intero cronoprogramma del Ponte.
La compatibilità Ue
Elemento critico sin dall’inizio è quello della reviviscenza dei contratti e dunque la mancata gara che per il diritto comunitario è posssibile entro la soglia di un aumento dei costi dell’opera al di sotto del 50 per cento. Su questo per la Corte “permangono, pertanto, dubbi in ordine alla conformità della complessiva operazione alle menzionate disposizioni e ai principi di derivazione eurounitaria, segnatamente quello di concorrenza”. Per il magistrato contabile si concentrano su: modifiche intervenute nel progetto originario e alle nuove opere e varianti; rilevanti modificazioni soggettive registrate dalla Società Stretto di Messina S.p.a.; modificazioni intervenute rispetto alle modalità di finanziamento dell’opera originariamente rimesso a capitale, anche privato, e attualmente a valere sulle finanze pubbliche. Ma anche “alle variazioni registrate con riguardo agli indici cui fare riferimento per l’aggiornamento del corrispettivo; informazioni da parte della Commissione europea – DG GROW formulate all’esito della riunione pacchetto tenutasi il 2 luglio u.s. – Follow up nuovi sviluppi in ordine al Ponte sullo Stretto di Messina”. Infine “ alla direzione dei lavori assegnata in forza del contratto del 2006 al Contraente generale e successivamente trasferita alla Società Stretto di Messina; alle modalità di prefinanziamento dell’opera; alla possibilità della progettazione esecutiva anche per fasi costruttive”. L’intero impianto del dossier sul quale viaggia l’opera. “In ogni caso – conclude la Corte – alla stregua dei chiarimenti resi, sforniti, comunque, di dati di dettaglio, non vi è univoca evidenza del mancato superamento del limite del 50%”. Di qui il deferimento al collegio che dovrà decidere se registrare o restituire l’atto al governo. Un rinvio tecnico ma dal peso politico evidente: fino alla decisione del Collegio, che ha tempo fino al 7 novembre, la delibera resta sospesa e con lei l’intero cronoprogramma del Ponte.
(Fonte: ilsole24ore.com)

















