“La nuova mensa è un altro segno della presenza sul territorio della Chiesa che a Lamezia è uno dei tanti tasselli di un mosaico della carità, per far sentire maggiore vicinanza a chi ha più bisogno. Un messaggio di amore a tutti, perché, come dice papa Francesco, la carità non sia un semplice obolo ma rappresenti ciò che dovrebbe essere l’abbraccio di Dio ad ogni uomo”. Questa la motivazione del riconoscimento consegnato questa sera a Lamezia Terme, nell’ambito della XIII edizione del “Galà della gratitudine” presentato dai giornalisti Paolo Giura e Ketty Riolo, a don Fabio Stanizzo, direttore della Caritas della Diocesi di Lamezia Terme. La mensa, inaugurata un anno fa, ed ospitata nei locali del complesso interparrocchiale “San Benedetto”, è uno dei vari servizi che la Caritas offre sul territorio diocesano insieme alla presenza di alcune strutture come, ad esempio, le docce, il vestiario, il dormitorio.
A consegnare il riconoscimento, il procuratore della Repubblica di Lamezia Terme, Salvatore Curcio che, da sempre vicino alle attività realizzate da don Fabio, ha evidenziato come l’attività di questi anni della Caritas ha contribuito ad aiutare la città ad “innamorarsi del destino di chi ci è affianco, abbattendo i muri dell’indifferenza e dell’individualismo che, purtroppo, impera in questa nostra società. Accanto a don Fabio, ovviamente – ha aggiunto Curcio – , tutti i suoi collaboratori, tutti quei volontari di Lamezia Terme che aiutano e rendono possibile mettere in pratica il progetto della mensa, degli ambulatori, delle docce, del dormitorio che si trova accanto la stazione di Sant’Eufemia, di tutte queste opere che ci fanno riflettere. Condividere è molto importante – ha concluso Curcio – . Proprio la lettura di ieri della liturgia di Natale diceva che dobbiamo vivere con sobrietà, giustizia e pietà. La pietà come anticamera della carità e, appunto, della solidarietà e della condivisione. Grazie don Fabio”. Dal canto suo, don Fabio, nel ritirare il riconoscimento, ha sottolineato che lo stesso “va a tutti coloro che con me, quotidianamente, in diversi modi e con un atteggiamento corresponsabile sono pronti a tendere la mano a chiunque bussa. Con i volontari e gli operatori, insieme con il nostro vescovo e con i sacerdoti, portiamo avanti il Vangelo in tutti i contesti che abitiamo, cercando di fare ciascuno la nostra parte, e di questo li ringrazio. Ci siamo inseriti in un contesto nel quale ognuno porta la sua esperienza – ha aggiunto – , le proprie relazioni, la propria creatività come papa Francesco ci ha ricordato nel 50/mo di Caritas italiana che esiste ormai più di 50 anni, da quando, cioè, l’ha istituita San Paolo VI”.
Don Fabio ha poi rimarcato l’attenzione che la Caritas ha nel rendere il suo servizio alla comunità “verso i poveri, con la Parola di Dio che da risposte e ci illumina nelle nostre scelte, e con la creatività di ciascuno nel mettere in circolo i talenti che abbiamo. Ringrazio il procuratore Curcio – ha proseguito – ciascuno di voi, sindaco, autorità, istituzioni, perché in questi anni il cammino che si è fatto è stato un cammino sinodale, sinergico, dove tutti insieme abbiamo messo del nostro per il bene della nostra città e della nostra diocesi. Un sogno ce l’abbiamo, ed io l’ho condiviso stamattina con il cardinale Krajewski che è a Kiev dove noi, in collaborazione con la ‘Progetto Sud’, abbiamo mandato dei vestiti che ci erano stati chiesti, e sarebbe quello di chiudere qualche servizio del genere, perché, al tempo d’oggi, aprire un dormitorio, un centro docce, un centro vestiario, significa che la povertà aumenta. Ed oggi sono aumentate tante forme di povertà, non solo quelle materiali, che sono più visibili agli occhi, ma soprattutto quelle immateriali. Insieme possiamo scovarle ed aiutare le persone a riappropriarsi delle propria dignità e della propria persona. Un dato è quello della solitudine non solo degli anziani: cerchiamo di stare accanto ai nostri anziani e non solo, cerchiamo di avere una maggiore attenzione verso l’altro. Noi siamo in contatto con i servizi sociali in quanto, spesso, riceviamo chiamate in cui ci chiedono solo compagnia oppure di essere accompagnati da qualche parte. Insieme – ha concluso don Fabio – , tutti, cerchiamo di avere attenzione maggiore verso l’altro, abbattendo i muri dell’individualismo, e non solo, che ci impedisce a volerci bene, a voler bene alla nostra città ed alla nostra Diocesi”. Da qui la sollecitazione a “volerci più bene ed andare avanti nel creare processi di bene perché tutti noi ne abbiamo bisogno”.