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giovedì, 25 Aprile, 2024
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Volantini e manifesti anarchici affissi in città calabresi

Manifesti che inneggiano alla lotta, alla rivolta, alla libertà da raggiungere attraverso la violenza, che invitano la gente a scegliere da che parte stare. Ne sono stati affissi durante la notte in diverse parti della città, tanto che ad un certo punto la segnalazione è pervenuta presso la Digos di Vibo che ha proceduto a verificare e farli immediatamente rimuovere. Si tratta di volantini e manifesti anarchici realizzati da persone sulle quali sarebbero in corso ricerche, mentre la Procura di Vibo è stata immediatamente informata dell’accaduto.

Diversi i temi denunciati. In uno ad esempio si fa riferimento alla carcerazione di Leonardo Landi, noto militante anarco-insurrezionalista, detenuto da quest’anno nell’istituto penitenziario vibonese dopo essere stato arrestato, una volta terminata la sua latitanza, con le pesanti accuse di associazione con finalità di terrorismo e rapina che facevano riferimento ad un furto perpetrato in un ufficio postale a Lucca. Nel volantino in questione si parla di “trasferimento punitivo” (che dal carcere di Lucca lo ha portato a Vibo), e di “censura” e del fatto che Landi “è stato ingiustamente accusato di trovarsi in possesso di istruzioni per confezionare esplosivi rudimentali”. In un altro si trovano istruzioni su come prepararsi a una rivolta popolare con tanto di accorgimenti per non essere riconosciuti dalle forze dell’ordine: quindi la copertura del volto, non portare telecamere, e le modalità da utilizzare per reagire agli attacchi. Perché, è il pensiero degli autori del gesto, “Chi aspira alla libertà non si misura”.
In un alto volantino ancora si ricorda che dal 9 al 24 scorsi vi sono state due settimane di mobilitazione in solidarietà alle anarchici e agli anarchici sotto processo e contro la differenziazione e l’isolamento carcerario per ricordare i morti nei penitenziari e per rispondere ai nuovi confinamento e al coprifuoco: “Contro il carcere per la liberazione di tutti e tutte i prigionieri”, con a fianco il disegno di due mani, ammanettate, che si stringono (come nella posa del braccio di ferro).

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