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venerdì, 19 Aprile, 2024
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VIDEO-Picchia e minaccia di morte l’ex moglie: carabinieri arrestano 52enne nel Vibonese

Un uomo di 52 anni E.R. di Zambrone (VV) è stato arrestato con l’accusa di atti persecutori e danneggiamento a seguito di un incendio, su ordinanza emessa dal Gip del Tribunale di Vibo Valentia Marina Russo su richiesta della Procura guidata da Camillo Falvo. I reati sarebbero stati commessi in danno dell’ex moglie (prima separata e poi divorziata) perseguitata per quattro lunghi anni.

“Diverse le condotte reiterate – spiegano i Carabinieri – contestate all’indagato dal sostituto procuratore Maria Cecilia Rebecchi che ha coordinato le indagini. Secondo quanto emerso, l’uomo avrebbe seguito in tutti i suoi spostamenti l’ex convivente, telefonandole a qualsiasi ora del giorno e della notte, insultandola arrivando fino a molestarla e a minacciarla di morte: “Prima o poi ti ammazzo”.
Un inferno quotidiano fatto di offese e soprusi. In diverse occasioni sarebbe stata anche presa a schiaffi, tirata dai capelli, persino sfiorata da una bombola a gas tiratela addosso. Il culmine con l’incendio dell’auto avvenuto sotto casa. É da qui che è partita l’attività investigativa portata avanti dai Carabinieri della Stazione di Zungri competenti per territorio. L’autore del danneggiamento è stato identificato a stretto giro e individuato proprio nell’ex marito. Ad incastrarlo le dichiarazioni della donna, di due dei cinque figli e del vicino di casa intervenuto per spegnere l’incendio.
La vittima ha quindi riferito agli inquirenti del rapporto conflittuale creatosi con l’indagato già durante il matrimonio e sfociato in episodi violenti, causati dall’abuso di alcool, che l’hanno poi indotta a chiedere la separazione. L’incubo è però proseguito mentre la donna, vittima costante delle violenze e delle angherie del marito, ha evitato di denunciarlo precedentemente “per vergogna”, “per mancanza di fiducia nella giustizia” e “per amore della famiglia”. Un’escalation criminale – insulti, schiaffi, pedinamenti, incendio dell’autovettura seguito addirittura dal tentativo di manomissione della ruota – che “impone – a giudizio del gip – l’adozione di un urgente presidio cautelare per scongiurare il rischio, con evidenza attuale e concreto, di reiterazione criminale”.
Il carcere appare quindi l’unica misura idonea per una “personalità aggressiva e violenta” ma anche per il fatto che l’indagato abita sullo stesso pianerottolo della vittima e che non risulti abbia nella sua disponibilità un domicilio diverso e distante da quello attuale”.

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