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venerdì, 26 Aprile, 2024
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VIDEO-Operazione anti-caporalato tra Calabria e Basilicata: Ai nuovi schiavi 15 euro per 12 ore di lavoro nei campi

Sono 15 (sei in carcere e nove ai domiciliari) le persone arrestate tra Calabria e Basilicata nell’ambito dell’operazione contro il caporalato e lo sfruttamento del lavoro condotta dai carabinieri del Reparto territoriale di Corigliano Rossano e del Comando Tutela per il lavoro, con il supporto dei militari dei Comandi provinciali di Crotone e Matera e il coordinamento della Procura di Castrovillari.

In carcere:
PUGLIESE Pino, 1986, nato in Germania
OLTEANU Aurina Corinaldo, 1979, nata in Romania
POMETTI Pasquale, 1971, nato a Longobucco
ROMANO Luigi, 1957, nato a Corigliano Rossano
METODIEV Slavcho Ivanov, 1981, nato in Bulgaria
SCARCELLA Alfonso Francesco, 1960, nato a Corigliano Rossano
Ai domiciliari:
PISCITELLI Pasqualino Giuseppe, 1985, nato a Crotone
NARDIELLO Giovanni, 1950, nato a Ruoti
GRILLO Saverio, 1971, nato a Cosenza
CIPPARRONE Salvatore, 1961, nato a Spezzano della Sila
VULCANO Pasquale, 1972, nato a Corigliano Rossano
DOTTORE Antonio, 1957, nato a Cirò Marina
LARATTA Giuseppe, 1967, nato a Crotone
BUFFONE Gennaro, 1977, nato a Corigliano Rossano
DE TURSI Gaetano, 1944, nato a Strongoli.

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Disposto il sequestro preventivo dei beni e delle quote aziendali di 10 imprese operanti nel settore agricolo (quattro persone giuridiche e sei imprese individuali): quattro in provincia di Cosenza, cinque in provincia di Crotone e una in provincia di Matera. Sigilli anche a cinque veicoli che sarebbero stati utilizzati dai caporali per il trasporto dei lavoratori in nero.

Il valore totale dei beni sequestrati è stato stimato in circa 15 milioni di euro. L’inchiesta prende le mosse da un’indagine dei carabinieri di Mirto Crosia (Cosenza), condotta in sinergia con i colleghi del Comando Tutela del lavoro di Cosenza, e ha permesso di portare alla luce il fenomeno dell’impiego di lavoratori in condizioni illecite da parte di aziende dislocate in Calabria (tra le province dei Cosenza e Crotone) e in Basilicata (Matera). Gli investigatori hanno preso in esame la condotta degli indagati nell’arco del periodo 2008-2021 anche attraverso le denunce delle vittime, accertando il reiterato ricorso a minacce, anche di morte e ad atti di violenza. Il tutto per costringere i lavoratori di varie nazionalità (gambiana, nigeriana, romena), ad accettare retribuzioni dai 15 ai 30 euro al giorno a fronte di oltre 12 ore di lavoro nei campi prospettando loro che in caso diverso sarebbero stati licenziati.

Inoltre le indagini, secondo quanto emerso, hanno con sentito di provare le responsabilità penali degli arrestati in ordine alle ripetute violazioni della normativa a tutela dei lavoratori in materia di igiene e sicurezza sui posti di lavoro, orario di lavoro e riposi (che duravano tra i 10 e i 30 minuti). Addirittura, in un caso un sarebbe stata negata assistenza ad un lavoratore che si era stirato una gamba dopo aver caricato oltre 630 cassette di pomodoro. Inoltre sarebbe stato documentato come i caporali esigevano la restituzione di parte dello stipendio o come istruivano i lavoratori nel caso di un eventuale controllo di polizia.

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