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mercoledì, 24 Aprile, 2024
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Ventotto anni fa l’agguato sulla Salerno-Reggio Calabria contro i carabinieri Antonino Fava e Vincenzo Garofalo

Il 18 gennaio 1994, a Scilla, sull’autostrada Salerno-Reggio Calabria, furono uccisi gli appuntati dei carabinieri Antonino Fava e Vincenzo Garofalo, rispettivamente di 37 e 34 anni, colpiti da numerosi proiettili d’arma da fuoco. Le indagini hanno poi portato a ricondurre l’agguato all’interno della strategia stragista condotta da Cosa nostra contro lo Stato con l’aiuto della ‘ndrangheta.

Stamani, nel 28mo anniversario di quell’evento, nel tratto autostradale della A-2 Salerno-Reggio Calabria, al km 420, poco prima dell’uscita per Scilla, dove è stato realizzato un monumento a ricordo dei due carabinieri della Compagnia di Palmi, alla presenza del Comandante provinciale di Reggio Calabria, col. Marco Guerrini, e dei familiari delle vittime, le vittime sono state ricordate nel corso di una cerimonia.
“Nonostante la situazione attuale, dovuta al Covid-19 – è scritto in una nota dell’Arma – i militari e i familiari, anche quest’anno, non potevano mancare di far sentire la loro presenza, a testimonianza dell’inscindibile vincolo che lega nel tempo i militari in servizio, i commilitoni caduti nell’adempimento del dovere e le famiglie che hanno perso i loro cari”.
Fava e Garofalo sono decorati con la medaglia d’Oro al Valor Militare, con la motivazione: “Capo equipaggio / Conduttore di autoradio di nucleo radiomobile in area ad elevata densità mafiosa, nel corso di predisposto servizio di controllo del territorio, intimava in movimento l’alt ad autovettura sospetta.
Fatto segno a reiterata azione di fuoco da parte dei malviventi che non arrestavano la marcia, li affrontava con insigne coraggio e grande determinazione replicando con l’arma in dotazione finché, colpito in più parti del corpo, si accasciava esanime. Le successive indagini consentivano di arrestare gli autori, identificati in cinque pericolosi pregiudicati appartenenti ad agguerrita organizzazione criminosa, e di recuperare le armi e l’autovettura di illecita provenienza utilizzate dai malfattori. Fulgido esempio di elette virtù militari e di altissimo senso del dovere spinto fino all’estremo sacrificio”.

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(Ansa)

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