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sabato, 27 Aprile, 2024
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Uno spot per far innamorare della Calabria, ecco il sogno di Jole

La dedica era doverosa e Gabriele Muccino l’aveva annunciata. Avrebbe dovuto esserci anche Jole Santelli alla Festa di Roma per presentare il cortometraggio “Calabria, Terra mia”, progetto di immagine e promozione che oggi si è potuto vedere in anteprima al festival e da lei affidato al regista romano, che l’ha ricordata con commozione. «La Calabria – ha detto – è una terra incredibilmente affascinante, imprevedibile. Nelle intenzioni di Jole, donna caparbia e determinata, c’era quella di farla conoscere, perché è sempre stata una regione come sono i calabresi, chiusa e riservata. Le leggi del mercato e della conoscenza vogliono invece che tutto questo sia raccontato».

Ad «onorare il sogno» della compianta governatrice, sul red carpet del festival diretto da un altro calabrese, Antonio Monda, c’erano il presidente della Giunta facente funzioni Nino Spirlì, il producer Alessando Passadore e la presidente della Fondazione Cinema per Roma, Laura Delli Colli. Jole Santelli è apparsa in un video di repertorio, quello della presentazione calabrese dello short film insieme al cast – le immagini sono state salutate da un lungo applauso.

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Il lavoro, prodotto da Viola Film, dura 8 minuti (in realtà 6, tolti i lunghissimi titoli di coda con la citazione di cast, maestranze e patrocini vari) ed è un ibrido tra cinema e spot turistico tout court. L’operazione voluta da Jole ha illustri precedessori (da Spike Lee a Woody Allen, Wes Anderson, Spike Jonz, i nostri Sorrentino, Salvatores e lo stesso Muccino, già assoldato due volte da grandi brand): si chiama advermovie, una firma d’autore con l’obiettivo del marketing, in questo caso per attrarre visitatori nella regione calabrese. Ma i turisti Jole Santelli voleva farli innamorare, ecco perché ha puntato su Gabriele Muccino, regista italiano sentimentale per eccellenza. Lui cerca il colpo di fulmine concentrandosi esclusivamente sul paesaggio e con un itinerario molto specifico, i luoghi degli agrumi. Bergamotto, clementine, cedro, limoni – e vien da pensare, però, che la scelta sia rischiosa: eccetto il bergamotto, la famiglia degli agrumi è solitamente associata a un generico territorio mediterraneo nel quale le peculiarità calabresi (soprattutto da parte dei non italiani) potrebbero essere confuse o addirittura fagocitate dalla maggiore popolarità e aplomb di altre aree, in testa la Sicilia. Volendo puntare sulle tipicità del gusto, forse per la Calabria sarebbe stato più caratterizzante, ad esempio, il peperoncino, o la soppressata – pure citata da un personaggio del film.

L’altro grande asset individuato da Muccino è più classico, il mare, con scenari mozzafiato come Tropea, San Nicola Arcella, Praia a Mare, ritratti con sapienza dal regista tra dettagli di fondali trasparenti, tramonti e rocce. Il mio – ha continuato il cineasta a Roma – è un racconto puro, una storia che sfrutta la Calabra come sfondo di un’avventura d’amore»
Raoul Bova e Rocio Morales, seduttivi e innamorati, guidano lo spettatore in questo percorso emozionale interpretando se stessi, cioè un calabrese che torna nei luoghi natali per farli conoscere alla compagna, una giovane straniera. Tutto il racconto è costruito sulla carica sensuale dei protagonisti, che dovrebbe restituire l’idea di una terra ugualmente intrigante e passionale. Che Rocio e Raoul (nonostante proprio durante questo set il gossip abbia rimproverato a lui una linea appesantita…) siano belli è indiscutibile, però se la raccontano troppo: fallita ogni ambizione recitativa, in questo corto i due fanno semplicemente i testimonial e se bisogna innamorarsi della Calabria l’impressione è che la scintilla non sia scattata principalmente da parte loro. Come dire non un infinito ritorno omerico, ma una vacanza mordi e fuggi, che non è quello per cui erano stati chiamati. Attorno, le vecchine ai balconi dei centri storici, gli ospitali compaesani che offrono cibo e lo stupore delle ragazze oriunde per la bella forestiera – insomma, qualche cliché del profondo Sud ci scappa. Ma, romanticherie a parte (lei che paragona gli occhi di lui all’acqua del mare; i baci focosi e i sorrisi allusivi), in fondo va bene così, stiamo parlando di pubblicità, ovviamente a beneficio della Calabria, da dove, si spera, anche i turisti approdati qui, come l’estasiata Rocio, non vorranno più andare via – magari affascinati pure dal nostro patrimonio culturale, del quale nel corto non c’è traccia. Quando lo short film inizierà a girare, vedremo se i risultati saranno all’altezza dell’investimento importante sul nome di Muccino e dei due attori, molto ammirati e fotografatissimi sul tappeto rosso della Festa nel ruolo di ambasciatori glamour per la Calabria.
Isabella Marchiolo

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