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giovedì, 25 Aprile, 2024
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Unilavoro Pmi, Guzzi: donne e lavoro, il fenomeno del Gender Gap

Intorno al concetto di genere ruotano numerosi stereotipi e pregiudizi che ne determinano culturalmente le ricadute sociali. Una questione tortuosa, che continua a destare interesse e preoccupazione. A sottolinearlo, con scrupoloso interesse, Sebastiano Guzzi, Vice Presidente Nazionale Unilavoro Pmi, il quale “Negli ultimi anni l’attenzione si è focalizzata, più che mai, sulla parità di genere, sulle pari opportunità, sulla condizione della donna nei diversi e innumerevoli ruoli che investe. In questo importantissimo periodo storico, contraddistinto da problematiche strettamente connesse al mondo del lavoro, dove centinaia di milioni di persone subiscono discriminazioni, si sono riaccesi i riflettori, e l’attenzione, la stessa che ogni tanto vacilla, si è nuovamente e particolarmente focalizzata sulle donne, sulle loro condizioni, sul loro status sociale.

“Noi, prosegue Guzzi, che siamo fortemente interessati al mondo del lavoro, ma anche alla dignità umana, e alle pari opportunità, non ci siamo mai sottratti al nostro impegno, e lo abbiamo dimostrato con i fatti. Abbiamo sempre parlato delle donne, mettendo in luce soprattutto il loro status sociale e le loro evidenti difficoltà ad inserirsi, al pari degli uomini, nel mondo del lavoro. Nel farlo, abbiamo fornito dati certi, che mostrano, con estrema evidenza, una situazione di forte disparità. Abbiamo parlato, continua Guzzi, di “Gender Gap”, con particolare riferimento alle differenze tra i sessi e alla sperequazione sociale e professionale esistente tra uomini e donne. Un fenomeno preoccupante che oltre a violare i diritti fondamentali, ha anche forti ed evidenti conseguenze dal punto di vista economico e sociale. Il governo giapponese, per allinearsi alle nazioni più avanzate, punta ad avere almeno il 30% delle donne in ruoli dirigenziali nelle principali aziende del Paese entro il 2030. Questo, per promuovere e diffondere l’uguaglianza di genere. Il progetto annunciato dall’esecutivo, si legge, mira a garantire almeno una donna nel Consiglio di amministrazione delle principali aziende quotate in Borsa entro il 2025, sollecitando tali imprese a introdurre nuove regole già da quest’anno. Le nuove disposizioni, si legge, puntano a garantire che i dipendenti maschi abbiano diritto al congedo di paternità, e un sistema per mantenere inalterato il reddito per la famiglia anche quando si lavora a orario ridotto almeno fino al compimento dei due anni di età per il figlio. Tra le nuove proposte, inoltre, c’è il rafforzamento delle misure di protezione delle donne da aggressioni sessuali e altre forme di violenza da parte dei partner, nonché la prevenzione del mobbing sul luogo di lavoro. Che cosa succede in Italia? Succede che, evidenzia Guzzi, cresce l’occupazione, ma non cambia il divario di genere. Lo conferma l’ultimo bollettino Istat, pubblicato il 31 gennaio, che fotografa una situazione poco incoraggiante per le donne: su 334mila occupati in più registrati in un anno (dicembre ’21 vs ’22), 296mila sono uomini (oltre l’88%) e 38mila donne.

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Con un tasso di occupazione femminile che si attesta al 51,3%, cioè lo 0,5% in più rispetto ad un anno prima. Percentuale che si traduce in 9.763.000 donne occupate contro 13.452.000 uomini.  Nonostante i progressi sperimentati negli ultimi anni, le discriminazioni contro le donne e il divario di genere persistono ancora. Non solo in Italia, ma in molti paesi del mondo. Secondo le stime dell’OIL, le donne sono ancora lontane dal raggiungimento dell’uguaglianza di genere nel mondo del lavoro e, in alcuni paesi sono addirittura intrappolate in lavori poco qualificati e mal retribuite. Noi, conclude Guzzi, chiediamo che l’attenzione si concentri su questa incresciosa e complessa problematica. Una questione, che al pari delle altre, esige, e merita, scrupolose valutazioni. Le possibili soluzioni per incentivare la presenza delle donne nel mondo del lavoro sono innumerevoli. Bisogna lavorare su questo.

 

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