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martedì, 16 Aprile, 2024
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Un lungo viaggio fermatosi a Falerna

Si è concluso in Calabria il lungo viaggio di Nono. E’ questo il nome che avevano dato i ricercatori Francesi dell’Institut Scientifique Nord Est Atlantique (ISNEA) all’esemplare di Chiurlo piccolo (Numenius phaeopus) partito dal nord della Francia un anno fa e recuperato senza vita lo scorso 14 aprile nei pressi di Falerna in una piccola area umida della costa tirrenica della Regione.
Nel luglio 2020 l’esemplare di maschio adulto era stato inanellato e dotato di un leggerissimo e sofisticato trasmettitore satellitare alimentato da celle solari, al fine di seguire costantemente gli spostamenti che la specie annualmente compie durante la lunga migrazione ed acquisire conoscenze su diversi parametri biologici ancora poco noti.

Gli ornitologi Egidio Mallia e Domenico Bevacqua, avvertiti dal responsabile scientifico della Fèdèration dèpartementale des chasseurs de Haute-Corse dell’improvvisa e preoccupante interruzione del segnale emesso dal trasmettitore durante la migrazione di ritorno dai quartieri di svernamento della costa occidentale dell’Africa sub sahariana, si sono recati nell’area dalla quale erano stati emessi gli ultimi segnali rilevati, situata nei pressi della foce del Fiume Savuto in agro di Falerna (CZ). Lì hanno rinvenuto i resti dell’animale, purtroppo rimasto impigliato alla vegetazione palustre a causa di un sottile filo di nylon da pesca attorcigliatosi ad una zampa.

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Nono era partito dalla Francia in direzione sud per raggiungere gli areali di svernamento, aveva attraversato la Spagna e lo Stretto di Gibilterra e costeggiato le aree costiere africane occidentali fino ad arrivare in Nigeria nel settembre 2020.
Aveva poi iniziato la sua migrazione di ritorno verso i quartieri riproduttivi il 26 marzo 2021 e, volando senza sosta per 4.213 km ad un’altitudine media di 3.078 metri, aveva attraversato il Sahara ed il Mar Mediterraneo giungendo in Sicilia il 29 marzo.
Dalla Sicilia, dopo una breve sosta di circa un’ora, Nono aveva ripreso il suo viaggio verso nord e dopo più di 500 km era giunto sulla costa tirrenica della Calabria il 30 marzo scorso, dopo aver compiuto un totale di 14.148 km.
La storia di Nono conferma importanza del territorio calabrese quale area strategica per le specie ornitiche impegnate nei lunghi voli di attraversamento del Mediterraneo e pone l’accento sulla necessità di tutelare le aree che ancora conservano caratteristiche e condizioni idonee alla sosta dei migratori e l’urgenza di ripristinare quelle alterate dalle azioni dell’uomo.

La triste fine del viaggio di Nono, causata da un filo di nylon da pesca abbandonato, evidenzia quanto l’abbandono di rifiuti sia un problema estremamente preoccupante ed ancora sottovalutato, considerati i gravi effetti che esso provoca sulla fauna selvatica.
L’auspicio è che la storia di Nono possa contribuire a sensibilizzare l’opinione pubblica, innescando un progressivo cambiamento culturale che porti ad un maggior rispetto della natura e dell’ambiente, interrompendo la pessima abitudine di abbandonare in natura oggetti apparentemente innocui, quali appunto fili di nylon utilizzati nella pesca ma anche lacci, sacchi di plastica e rifiuti in genere, che rappresentano una grave minaccia, con effetti spesso anche letali, per numerose specie selvatiche.

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