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sabato, 20 Aprile, 2024
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Umiliata per i suoi studi a Catanzaro, ispettori ministero: “Gestione turni senza logica”

“Mi hanno chiesto di rimanere in reparto dopo un turno infinito. Pensavo ci fossero emergenze. Invece niente. Sono stata lasciata ore da sola in uno stanzino a non fare nulla” aveva scritto la ginecologa Sara Pedri a un amico dell’università della Calabria, lo stesso ateneo dove si era specializzata a pieni voti prima di vincere il concorso per il Trentino. Sara Pedri, 32 anni, è svanita nel nulla il 4 marzo scorso subito dopo il trasferimento dall’ospedale di Trento a quello di Cles.

E’ uno dei passaggi contenuto nelle conclusioni a cui sono arrivati gli ispettori del ministero della Salute, chiamati a valutare la gestione del reparto di ginecologia e ostetricia del Santa Chiara di Trento e l’operato dell’ormai ex primario Saverio Tateo su cui pende la richiesta di licenziamento proposta dalla commissione disciplinare.
Nel documento, inoltre, si fa riferimento anche a “richieste di disponibilità inutili. I professionisti non venivano poi utilizzati. La gestione dei turni appare senza logica”. Il lavoro degli ispettori è stato guidato dal medico calabrese Maria Grazia Laganà, vedova di Francesco Fortugno, già vicepresidente del Consiglio Regionale della Calabria ucciso a Locri dalla ‘ndrangheta il 16 ottobre 2005.

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Secondo quanto riferito dai colleghi della ginecologa scomparsa, all’interno del reparto si verificavano “episodi di mobbing e di ostruzionismo sul lavoro” e il primario si rivolgeva ai colleghi insultandoli davanti ai pazienti ed escludendoli dalle sale operatorie “con un’evidente mortificazione per i professionisti”. Il documento fa riferimento anche agli straordinari richiesti ai sottoposti.

Circostanze confermate anche da altre colleghe della dottoressa scomparsa che avrebbero subito pari trattamenti e finite nella relazione degli ispettori ministeriali e in quella dei carabinieri del Nas, quest’ultima già al vaglio della procura. “Prima di arrivare a qualsiasi conclusione dobbiamo leggere la relazione in tutti i suoi risvolti – precisa il professor Vincenzo Ferrante, difensore del dottor Tateo ora in servizio nel presidio di cure palliative -. Vedremo il giudizio pendente di fronte al Comitato dei garanti. Certo è che in caso di licenziamento ci sarà una impugnativa con ricorso al giudice del lavoro”.

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