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venerdì, 19 Aprile, 2024
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UMG Catanzaro: “Ecco il nostro smart-orologio contro l’infarto”

L’Italia è già una nazione leader in tema di efficacia contro gli infarti, prima causa di morte nel mondo. Proprio da un Policlinico universitario calabrese, il Mater Domini del Magna Graecia di Catanzaro, arriva un progetto che potrebbe migliorare ancora i dati e contribuire a salvare così più vite
CalabriaNews ha intervistato Carmen Spaccarotella, nata a Cosenza e da anni in forza quale dirigente medico in Cardiologia/Emodinamica presso il Policlinico Universitario di Catanzaro

IL SUCCESSO DEL PROGETTO

Dottoressa Spaccarotella, cos’è lo smartwatch salva-infarto ed in cosa consiste la sua funzione rivoluzionaria rispetto ai protocolli internazionali sanitari?
Abbiamo reso funzionale alle nostre esigenze medico-scientifiche l’apple watch standard che esiste in commercio. Lo spunto ci è stato fornito da  un’ app già presente nell’ apple watch che registra una sola derivazione cardiaca e riesce a fare diagnosi di una aritmia come la fibrillazione atriale.
Nel caso dell’infarto è più complicato perché è necessario esplorare tutto il cuore con più derivazioni (non solo una). Per cui si è pensato di posizionare il dispositivo su posizioni specifiche del torace simili a nove derivazioni dell’elettrocardiogramma tradizionale e di registrare quindi più derivazioni in modo da registrare l’attività elettrica di tutto il cuore.
L’elettrocardiogramma registrato con le derivazioni apple watch è stato successivamente confrontato con l’elettrocardiogramma tradizionale rilevandone un’altissima affidabilità”-
In base a quali studi ed in quanto tempo lo ha concepito?
L’idea si basa fondamentalmente sulla letteratura e le linee guida internazionali riguardanti l’infarto miocardico.
Tutti sono d’accordo nel dire che una diagnosi veloce di infarto sta alla base di un trattamento più precoce ed associato a migliori risultati a breve ed a lungo termine.
Il tempo è muscolo: cioè nel minor tempo possibile facciamo la diagnosi più muscolo cardiaco salviamo.
Nel giro di circa 12 mesi abbiamo arruolato 100 pazienti, 80 con infarto miocardico e 20 normali. Tutti hanno effettuato ECG tradizionale e con apple watch.
Due medici hanno indipendentemente refertato gli ECG e una terza persona ha confrontato le diagnosi effettuate con entrambe le modalità. I risultati mostrano che nei pazienti colpiti da infarto la sensibilità dell’Apple watch, cioè la proporzione dei casi in cui veniva effettuata la diagnosi corretta, è stata del 94%.
La specificità del test, cioè la probabilità che un soggetto sano abbia un ECG su smartphone negativo, è stata del 92%. Ciò significa che con l’Apple Watch è possibile effettuare un ECG a nove derivazioni con la stessa affidabilità dell’ECG standard nella diagnosi di infarto miocardico.
Non esiste ancora un programma che consenta la diagnosi automatica con l’ECG effettuato con l’Apple Watch, pertanto a oggi è indispensabile che i dati vengano valutati da un medico; in futuro tuttavia è probabile che siano resi disponibili software in grado di fare automaticamente la diagnosi di infarto, come già accade per la fibrillazione atriale. Lo studio è durato circa un anno.”
Chi ha preso parte al progetto di ricerca?
“Tutta la nostra equipe di Cardiologia dell’Università Magna Gaecia coordinata da prof. Ciro Indolfi e con i quali l’abbiamo prima pubblicato su Jama, prestigiosa rivista di cardiologia; poi in questi giorni presentato al Congresso della Società Europea di Cardiologia. Si tratta dei colleghi
Alberto Polimeni, Serena Migliarino, Elisa Principe, Antonio Curcio, Annalisa Mongiardo, Sabato Sorrentino, Salvatore De Rosa e naturalmente del prof. Indolfi”
Che sensazioni e reazioni ha registrato dopo la presentazione del progetto alla comunità scientifica?
In realtà l’articolo ha suscitato molto interesse più di quanto immaginavamo. Molti ci hanno chiesto particolari sul progetto e su future implicazioni della ricerca.  

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DOMANDE PERSONALI

Posso chiederle se in questa tappa professionale ha influito qualche esperienza diretta di parenti o amici con episodi di malattie cardiovascolari ?
“Si anch’io come una buona parte delle persone ho avuto in famiglia parenti affetti da infarto o da malattie cardiovascolari. D’altra parte, le malattie cardiovascolari sono la prima causa di morte al mondo anche se negli ultimi anni la cardiologia ha fatto passi da gigante nel trattamento dell’infarto e anche di altre malattie cardiache: basti solo pensare che attualmente si può trattare per via percutanea (dalla gamba) anche la malattia della valvola aortica e mitralica cosa che fino a qualche anno fa sembrava solo un sogno.
Le facciamo i complimenti per questo importante lavoro approfittandone per chiederle quasi sono i suoi progetti professionali per il futuro.
“Il progetto più importante è quello di continuare a dare il mio contributo (clinico e scientifico) al trattamento interventistico delle malattie cardiovascolari che è il campo in cui lavoro. In particolare come accennavo l’esperienza sul trattamento delle cardiopatie strutturali (project leaer del progetto TAVI (impianto valvolare aortico per via percutanea) del Policlinico Universitario).
L'equipe del prof. Indolfi

CHI E’

Carmen Spaccarotella è nata a Cosenza il 21/10/1973, si è laureata in Medicina e Chirurgia nel 1999, specializzazione in Cardiologia nel 2003 ed è entrata in UMG nel 2007. Attualmente è Dirigente Medico in Cardiologia/Emodinamica presso il Policlinico Universitario di Catanzaro.

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