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domenica, 10 Novembre, 2024
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Tra le regioni con il più basso numero di adesioni al piano del ministero

Il piano per le scuole aperte d’estate non decolla e la Calabria è tra le regioni con le adesioni più basse. Una tendenza che accomuna quasi tutto il Sud ed è la vera sconfitta del ministro Bianchi, che aveva indirizzato la proposta principalmente al territorio meridionale. Invece proprio qui gli studenti stanno declinando l’invito con punte di rifiuti che arrivano all’85% – secondo un sondaggio di Skuola.net su un campione di 6000 allievi di media e superiore.

I numeri necessari a formare i laboratori e i progetti da candidare sono stati tassativamente chiusi entro il 21 maggio e l’esito non è confortante. Come ormai è diventata prassi in questo frenetico e confuso anno scolastico di emergenza disorganizzata a livello nazionale, ogni istituto si è regolato a modo suo. Molti licei hanno scelto di programmare le attività nei soli mesi di giugno (dopo il termine delle lezioni, quindi in sostanza metà mese) e settembre, concentrandosi su recupero e potenziamento degli apprendimenti, accoglienza, rinforzo delle competenze di base. Ludica e all’insegna della socializzazione invece la proposta di primarie e medie (arte, sport, musica, teatro e lettura creativa) estesa anche a luglio ma con orario “slow life”, dalle 9, che non è piaciuto alla maggioranza dei genitori lavoratori, impossibilitati a staccare dal servizio per accompagnare i bimbi a scuola. Il ministero avrebbe gradito anche idee per agosto ma non risulta che, da Roma in giù, qualcuno abbia battuto un colpo.

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Tenuta delle Grazie 13_6_2024

Altro problema è il chi farà cosa. Nell’incertezza dei reali partecipanti pochissimi istituti sono già in grado di predisporre i bandi per reclutare gli esperti esterni che cureranno i laboratori. I soldi da impiegare sono tanti, una buona fetta dei 510 milioni investiti dal Governo sul rilancio della scuola, il 70% dei quali è riservato al Sud, che secondo i range europei ancora rappresenta un territorio in ritardo di sviluppo. I docenti interni, eventualmente impegnati su base volontaria, non ci pensano neanche, ma gli esterni potrebbero dover rinunciare prima di iniziare per mancanza di adesioni.

Quando si dice buone intenzioni ma pessima pratica. Per la Calabria questa è un’occasione sprecata. L’Eurispes segnala la nostra regione come una delle più danneggiati dal lockdown sul fronte della scuola. La dispersione scolastica, che nel 2020 era salita a un allarmante 20%, ha ricevuto il colpo di grazia dalla Dad: qui da noi moltissimi ragazzi dei licei non sono mai più tornati in classe, complice l’ordinanza regionale che ha permesso alle famiglie di scegliere le lezioni a distanza anche in zona gialla. Il risultato è che 34mila studenti delle superiori sono a rischio di abbandono nel prossimo anno, proprio a causa delle difficoltà incontrate nella frequenza da remoto. Durante la Dad, il 12,3% non aveva pc o tablet, e il 28% degli allievi rientrati nelle aule ha dichiarato di avere almeno un compagno che si è ritirato da scuola. Per il 7% i compagni “dispersi” dopo il lockdown dell’anno scorso sono addirittura tre o più di tre. Le motivazioni dell’abbandono comprendono l’ansia da prestazione, la paura del contagio, l’incapacità di relazionarsi con professori e compagni a distanza, l’handicap tecnologico. E qualche tentativo di tenere i figli a casa si è registrato anche nelle primarie (illecito perché in età dell’obbligo e scongiurato dalle segnalazioni degli insegnanti).

In questo scenario, la Calabria si conferma in zona profondo rosso, con l’aggravante della perdurante disonorevole statistica sui bassi indici di lettura tra i ragazzi. Per contrastare la povertà educativa nel 2019 è stata approvata una legge regionale per la promozione della lettura nella fascia tra 0 e 6 anni (promotore e primo firmatario in consiglio Nicola Irto), la prima del genere in Italia. In collaborazione con i pediatri la legge prevede azioni come il rafforzamento delle strutture bibliotecarie, la dotazione di libri agli studi medici o negli ospedali e soprattutto l’adozione di un “Piano triennale per la lettura” che ad oggi è molto teorico e non è ancora riuscito a creare la rete di servizi che si propone.

Isabella Marchiolo

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