“Il giorno 13 dicembre è stato organizzato a Cirò Marina il 1° workshop ‘Incontri Calabresi di aggiornamento in Cardiologia 2019′. Niente di particolarmente strano se non fosse che sia il direttore del Corso che tutti i relatori provengono da una istituzione lombarda e più precisamente l’IRCCS Policlinico San Donato di San Donato Milanese (MI), senza il coinvolgimento di cardiologi e men che meno dei direttori delle tre cardiochirurgie calabresi. Non discutiamo sulla libera determinazione di medici e pazienti e nemmeno della possibilità di organizzare un evento scientifico ma risulta difficile considerare tutto questo solo con finalità di divulgazione del sapere mentre appare chiaro che gli obiettivi sono strettamente correlati a fini di tipo clinico e, diciamolo chiaramente, ad incentivare l’arruolamento di pazienti che devono essere sottoposti ad una procedura cardiochirurgica”.
E’ un tono decisamente forte quello che utilizzano in una lettera aperta alla cittadinanza, ma, soprattutto, alle Istituzioni, per porre un freno alla migrazione sanitaria, i tre direttori delle Cardiochirurgie calabresi: Pasquale Mastroroberto, Professore Ordinario di Chirurgia Cardiaca e Direttore UOC e Scuola di Specializzazione Cardiochirurgia Università “Magna Graecia” – APU “Mater Domini” di Catanzaro, Daniele Maselli Direttore Dipartimento Chirurgia Cardiovascolare Sant’Anna Hospital di Catanzaro e Pasquale Fratto Direttore UOC Cardiochirurgia Grande Ospedale Metropolitano di Reggio Calabria.
“Ribadiamo che, quotidianamente, le strutture da noi dirette cercano di porre un freno alla ‘migrazione cardiochirurgica’ con risultati di eccellenza come evidenziato dagli ultimi dati diffusi dal ‘Programma Nazionale Esiti’ di AGENAS, – sottolineano ancora – per cui risulta intollerabile la totale assenza di ‘educazione’ da parte di colleghi che tra l’altro provengono da una istituzione blasonata e prestigiosa. Non è più ammissibile assistere passivamente ad azioni di tipo pubblicitario da parte di soggetti di cui non mettiamo in dubbio le qualità professionali e scientifiche ma la metodologia con cui mascherano il vero fine che è quello di incentivare pazienti e famiglie della nostra regione ad affrontare lunghi viaggi per sottoporsi non solo ad interventi chirurgici ma anche a normali esami diagnostici che potrebbero tranquillamente effettuare ‘in loco’ in centri di eccellenza. E’ banale ma utile ripetere che tutto ciò comporta un costo notevole e di conseguenza un danno economico per una sanità già gravata da enormi problemi per cui ci rivolgiamo agli organi competenti, Commissario ad Acta per il piano di rientro e Dirigente Generale del Dipartimento Tutela della Salute e Politiche Sanitarie della regione Calabria, affinchè trovino rapidamente le soluzioni per porre un freno a questa costante e immotivata ‘fuga’ dalla sanità calabrese. Non ci permettiamo di suggerire eventuali azioni ma, ad esempio, la possibilità di dimezzare il rimborso ad altre Regioni potrebbe essere, se praticabile, un eventuale rimedio”.
“Stop ad azioni pubblicitarie mascherate, porre freno alla migrazione sanitaria”: Atto d’accusa dei direttori delle Cardiochirugie calabresi
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