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venerdì, 9 Maggio, 2025
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“Sì pagavo il giudice Petrini”, l’ex dirigente Asp Santoro conferma e accusa altri magistrati

L’ex dirigente dell’Asp di Cosenza, Emilio Santoro detto Mario davanti ai magistrati che vogliono continuare ad interrogarlo ribadisce di aver pagato il giudice della Corte d’Appello di Catanzaro Marco Petrini in cambio di “aggiustamenti” di sentenze o altre richieste relative alle attività della commissione provinciale tributaria di cui lo stesso Petrini era presidente e che è accusato di corruzione, aggravata in alcuni casi dalle modalità mafiose, in atti giudiziari.
Mette tutto su carta Santoro che già all’indomani dell’arresto, avvenuto lo scorso 16 gennaio, ha immediatamente confessato quei pagamenti che sarebbero avvenuti con cadenza mensile e che sarebbero stati diretti a vanificare, con assoluzioni e riduzioni di pena, delle sentenze di condanna pronunciate in primo grado dai tribunali del Distretto di Catanzaro; provvedimenti di misure di prevenzione già definite sempre in primo grado; o, ancora dei sequestri patrimoniali nell’ambito della normativa antimafia, e sentenze in cause civili e accertamenti tributari.
I magistrati ascoltano e trovano ulteriore conferme alle ipotesi di accusa della procura di Salerno che, di certo, avranno anche voluto sapere se oltre a Petrini e agli altri indagati, qualche altro soggetto sia stato in condizione di ricevere “favori” in cambio di soldi o altre dazioni.
E, infatti, su domanda diretta dei magistrati se abbia consegnato o promesso somme di denaro ad altri magistrati sia in relazione a processi penali che a causa tributarie, Santoro non tentenna e ammette “Si… per ricorsi tributari se non vado errato”.
Dichiarazioni che ragionevolmente aprono nuovi scenari e gettano ancora un pessima luce sulle istituzioni giudiziarie del capoluogo che sembrano, da qualche mese, non trovare pace tra scandali, polemiche e trasferimenti.
Santoro, ex medico ora in pensione, è ritenuto figura centrale del sistema corruttivo scoperto, ragion per cui le sue dichiarazioni rappresentano un punto fondamentale nelle indagini inserite nella cosiddetta operazione “Genesi” e che potrebbero portare ad un allargamento dell’inchiesta, quindi, anche con il coinvolgimento di altre persone.
Si spiegherebbero anche per questo i diversi omissis che i magistrati campani hanno apposto sul verbale redatto e che potrebbero, appunto, secretare fatti e circostanze ancora non note ma di interesse giudiziario.
Nel corso dell’interrogatorio svoltosi nel carcere di Secondigliano a Napoli, dove si trova detenuto, Santoro ha ribadito che le “mazzette” elargite al giudice Petrini variavano da 500 a 2000 euro mensili e che, in una specifica occasione, consegnò assieme ad un commercialista di Cosenza 30mila euro per “ammorbidire” un procedimento penale nei confronti di Antonio Saraco ritenuto componente della cosca “Gallace-Novelli” operante tra Badolato e Guardavalle al fine di ottenere il dissequestro di parte dei beni di famiglia congelati a seguito dell’operazione “Itaca Free Boat” portata a termine nel luglio 2013.

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