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venerdì, 29 Marzo, 2024
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Sequestro beni per presunta frode, coinvolto on. Tucci (M5s) che rende nota la notizia

Vibo Valentia – C’è anche il deputato del M5s, Riccardo Tucci, tra le persone destinatarie del decreto di sequestro preventivo di beni nell’ambito dell’indagine della Guardia di finanza e coordinata dalla Procura di Vibo Valentia, che ha portato alla denuncia per presunta frode di cinque persone e ad un sequestro preventivo di beni per oltre 800 mila euro. Le accuse sono, a vario titolo, di dichiarazione fraudolenta mediante l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti e emissione di fatture per operazioni inesistenti.
A rendere nota la circostanza che lo riguarda è stato lo stesso parlamentare pentastellato. “La Guardia di Finanza di Vibo Valentia, stamattina – ha dichiarato – mi ha notificato un decreto di sequestro preventivo di beni, per un procedimento penale a carico dell’azienda e del relativo titolare per cui lavoravo. I fatti contestati sono precedenti all’inizio della mia attività politica. Ho già avvisato di quanto successo i vertici del MoVimento 5 Stelle, il comitato di garanzia e il collegio dei probiviri. Ho piena fiducia nella magistratura e sono sicuro di poter dimostrare la mia totale estraneità ai fatti contestati”.
Il deputato del M5s, Riccardo Tucci, indagato assieme ad altre quattro persone, secondo gli investigatori, ha ricoperto il ruolo di legale rappresentante della “Assistenza Servizi Telematici Satellitari – Società Cooperativa Sociale” fino al 19 marzo del 2018, quindi prima dell’inizio della sua attività parlamentare, e “al fine di evadere le imposte – si legge ancora nel decreto di sequestro – aumentando i costi da portare in deduzione del reddito e in detrazione dell’imposta sul valore aggiunto, dopo aver fatto annotare nella contabilità della società la fattura n. 4/1 del 10 marzo 2015, emessa dalla ‘Autoelettrosat Srl’, relativa ad operazioni oggettivamente inesistenti, la utilizzava nelle dichiarazioni delle imposte dirette e dell’Iva dell’anno 2015, evadendo, in tal modo, le imposte per un ammontare pari a 9.900 euro (di cui 5.500 di Ires e 4.400 di Iva”. Il fatto, secondo quanto emerso dalle indagini, sarebbe stato commesso a Vibo Valentia il 19 settembre 2016.

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