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giovedì, 25 Aprile, 2024
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Reggio Calabria: Dad ripristinata e le chat whatsapp impazziscono, ma è solo una fake news

Il ritorno a scuola in presenza a Reggio ha gettato nello scompiglio genitori e studenti. I primi (la maggior parte) andati nel panico per il rischio contagi in una città che sta registrando i numeri più alti di casi di positività dell’intera Calabria; i secondi per motivi ben più prosaici, ovvero la possibilità offerta dalla Dad di “barare” sulle interrogazioni di fine quadrimestre. L’accoglimento da parte del Tar della richiesta di un pugno di ricorrenti (una quindicina) è stato una doccia fredda per i ragazzi e non è improbabile che sia stato un gruppetto di loro a far circolare sulle chat di Whatsapp una nuova ordinanza sindacale (assolutamente fake) che ripristinerebbe la didattica a distanza. Immediata la smentita dell’amministrazione comunale con una nota del primo cittadino facente funzioni Paolo Brunetti: «Il documento che in questi minuti sta circolando in rete e su alcune messaggistiche, relativo ad una nuova ordinanza comunale è falso. Chi lo ha prodotto non solo ha commesso un gesto di una gravità inaudita e irresponsabile in un momento complesso come quello che stiamo vivendo, ma anche un illecito sul quale naturalmente chiederemo che si faccia piena luce alle autorità preposte. Ribadiamo, ancora una volta, che ogni comunicazione riguardante provvedimenti dell’amministrazione comunale, verrà diffusa come sempre nelle forme e attraverso i canali istituzionali ufficiali».

La bufala è stata costruita ad arte, con tanto di dati, quelli di un fantomatico atto classificato come n.3 del 19/01/2022, che non esiste, e facendo una sorta di copia-incolla dell’avviso reale di qualche giorno fa con cui Brunetti aveva informato del vertice della task force con i responsabili dell’azienda sanitaria il cui esito era stato la proroga della Dad iniziata al rientro delle vacanze natalizie. Inoltre nel messaggio i faker alludevano allo sciopero di questa mattina con raduno a piazza Italia degli studenti (alla faccia del rischio Covid), raccontando persino come in seguito alla loro protesta i rappresentanti dei vari istituti fossero stati ricevuti dal sindaco e invitati a una riunione dove sedevano anche dirigenti del Grande Ospedale Metropolitano.
Insomma, se i presunti falsificatori sono davvero ragazzi, ci hanno provato e nel generale clima di angoscia per la forza con cui questa ondata del virus sta colpendo Reggio, fa un po’ di tenerezza vedere come i giovani non perdono la loro inventiva per trovare sotterfugi e studiare meno. Una cialtroneria che in realtà qui non è sempre stata civile, come quando il sindaco Giuseppe Falcomatà era stato insultato e minacciato di morte per non aver chiuso le scuole in giorni di maltempo ben lontani dall’allerta meteo. Ma il candido messaggino di oggi è più che altro una marachella. Sembra quasi di non essere nell’occhio del ciclone di una pandemia, di essere tornati ai vecchi tempi in cui la maggiore preoccupazione di gennaio era rimediare la sufficienza nel pagellino. Purtroppo però la realtà è quella dei ricoveri e delle quarantene e non c’è nulla da scherzare, soprattutto per i genitori reggini, che hanno accolto con una paura generalizzata la decisione del Tar. Pare di essere catapultati a dodici mesi fa, quando le due fazioni contrapposte orbitavano attorno alle ordinanze di aperture e chiusure di Nino Spirlì, a cui seguivano bocciature del Tar poi definitivamente neutralizzate dall’istituzione della Dad “on demand”, a scelta delle famiglie. E uguale è anche adesso la gogna social contro i genitori che hanno presentato il vituperato ricorso, tra maledizioni ed epiteti sessisti alle mamme degeneri e parcheggiatrici di figli, che a Reggio hanno spinto qualcuno a presentare anche querele contro gli hater.
E’ però un fatto che, allora come oggi, la maggior parte dei genitori, pur consapevoli dei danni educativi e sociali di un prolungato ricorso alla didattica a distanza, hanno il terrore di far tornare i figli in classe. Ed è lo stesso stato d’animo di molti docenti spaventati all’idea di ritrovarsi cinque ore in uno spazio ristretto (come la maggior parte delle aule degli istituti calabresi) con alunni considerati contagiosi.
Il nuovo spauracchio è lo status vaccinale. Entrata in vigore la nuovissima normativa ministeriale che prevede (con almeno due positivi) la Dad per i soli non immunizzati, le scuole stanno inviando circolari a raffica per preannunciare alle famiglie che, se si verificasse quella situazione, i dirigenti saranno autorizzati ad acquisire questo dato sensibile dei propri allievi. Nelle faq aggiornate del Garante per la protezione dei dati personali è precisato che questi dati non possono essere divulgati e che si debba assicurare la riservatezza sugli allievi in Dad e quindi non vaccinati. Ma la procedura prevede anche che il controllo (tramite la app per il Super Green Pass) debba essere svolto quotidianamente per dieci giorni dalla scoperta dei due casi di positività (i quali ovviamente saranno in isolamento e quindi collegati a lezione da casa). Difficile così assicurare la privacy, soprattutto nelle classi dove i non vaccinati sono pochissimi.
Intanto, in queste ore nella città dello Stretto regna la confusione per il passaparola del messaggio fake. E molti genitori sono anche convinti che comunque le singole scuole possano decidere in autonomia di istituire la Dad nonostante il pronunciamento del giudice amministrativo. Invece non è così: la didattica a distanza si attiva in automatico per tutti soltanto in zona rossa, nelle altre circostanze sarà applicata la nuova organizzazione di Dad “ad personam” in base allo stato vaccinale, e sempre che i positivi in aula siano due. Tra l’altro, a preoccupare le famiglie è il ritardo con cui le Asp ridotte allo stremo delle forze stanno registrando i casi di positività. Portando nelle classi chissà quanti asintomatici inconsapevoli e per di più legittimati a circolare liberamente in attesa degli esiti dei tamponi – che, appunto, vengono evasi anche a distanza di quattro giorni. Tutti in classe quindi, perché la vera scuola è quella sui banchi, ma con il comprensibile retropensiero dell’ “io speriamo che me la cavo” in queste ultime settimane di furia di Omicron.

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Isabella Marchiolo

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