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venerdì, 19 Aprile, 2024
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Programmazione fondi europei 2021/2027, Cgil-Cisl-Uil alla Regione: “Concertiamo”

Lamezia Terme – Un appello alla giunta e al consiglio regionale, quello lanciato dai segretari dei sindacati confederali calabresi che tengono a dire che “Gli investimenti per il futuro della Calabria non possono essere discussi tra pochi intimi”.
«Cgil Cisl Uil Calabria chiedono al Consiglio regionale di non commettere il grave errore di portare alla discussione d’aula il provvedimento amministrativo numero 96/11^ d’iniziativa della Giunta, denominato “Presa d’atto degli indirizzi strategici regionali per il negoziato sulla programmazione delle politiche europee di sviluppo 2021-2027”, che è stato approvato in Seconda commissione», affermano in una dichiarazione congiunta i Segretari generali regionali dei sindacati confederali Angelo Sposato (Cgil), Tonino Russo (Cisl) e Santo Biondo (Uil).
«Questo documento, determinante per il futuro della nostra regione – proseguono i tre sindacalisti –, non può essere approvato senza un serio e approfondito confronto con il Partenariato economico e sociale, azione che la stessa Unione europea indica come obbligatoria e propedeutica alla formalizzazione di atti che intervengono sulla programmazione.
La programmazione europea 2021/2027 – sottolineano Sposato, Russo e Biondo – non può essere licenziata dopo aver registrato un solo incontro, durato poco più di un’ora, di Partenariato economico e sociale. Sulla corretta gestione dei finanziamenti europei per i prossimi sei anni, così come per quelli afferenti alla programmazione temporalmente appena conclusa, riteniamo di fondamentale importanza che la politica regionali affronti, senza remore o tentennamenti, la discussione di merito con quelle parti sociali che sono autorizzate a farlo, che ne hanno competenza.
Nessuno pensi di potersi sottrarre al confronto. Nessuno – affermano i Segretari regionali di Cgil, Cisl e Uil Calabria – pensi di usare la pandemia da Coronavirus come un pretesto per sfuggire alla discussione. L’innovazione tecnologica, che è anche uno dei pilastri sui quali poggiano le politiche di sviluppo europeo e che è una delle basi del provvedimento trattato nella Seconda commissione regionale, il Recovery plan, Piano nazionale di resistenza e resilienza, offre la possibilità di aprire la discussione, bypassando le riunioni in presenza, utilizzando al meglio i canali telematici innovativi ed intelligenti che l’informatica ha messo a disposizione di tutti i cittadini calabresi, Consiglieri regionali compresi.
Ci risulta, infine, incomprensibile il reiterato atteggiamento di arroccamento da parte di chi governa la cosa pubblica calabrese nei confronti delle forze sociali e produttive. Così a Palazzo Campanella come ai piani alti della Cittadella regionale. Se al Consiglio regionale – evidenziano Sposato, Russo e Biondo – chiediamo di non mettere da parte le buone prassi del confronto e della discussione con le componenti del Partenariato economico e sociale, all’Assessore Catalfamo diciamo che gli investimenti che caratterizzeranno il futuro della Calabria non possono essere discussi tra pochi intimi, ma devono essere oggetto di un confronto con gli attori sociali e produttivi del territorio. Pertanto, le proposte inviate dalla Regione al Governo, per modificare e implementare il Piano nazionale di resistenza e resilienza, sono una corsa in solitaria di protagonismo sterile, utile solo a depotenziare la possibilità di rivendicazione infrastrutturale del territorio.
È fondamentale, insomma, conoscere il contenuto delle 109 cartelle di richieste inviate al Governo. Quali sono le opere strategiche individuate? Con chi se ne è discusso? Quale confronto è avvenuto su argomenti così delicati? Sono domande – concludono i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil Calabria – che devono avere risposta. Chiediamo, perciò, di aprire subito un tavolo su questi temi decisivi per il futuro della nostra regione e per le nuove generazioni. Le risorse europee del quadro pluriennale 2021/2027, che alimenta anche il finanziamento del Recovery fund e delle politiche di coesione, per disposizione della Commissione europea vanno utilizzate dagli Stati membri e dalle Regioni in una logica di complementarietà e in continuità con la riprogrammazione del Por 2014/2020. La Regione, che deve impegnarsi in una verifica delle opere programmate e non realizzate sino ad oggi, commette un errore strategico nell’affrontare questi argomenti in maniera disorganica».

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