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giovedì, 15 Maggio, 2025
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Processo con rito immediato per 47 persone che volevano ricostituire una ‘locale’ di ‘ndrangheta nel milanese

Stavano provando a ricostituire una “locale” di ‘ndrangheta a Rho, ma a fine novembre scorso, sono finiti nelle maglie di magistratura e forze dell’Ordine. Ora è stato disposto il processo con rito immediato a carico di 47 persone arrestate a seguito dell’inchiesta della Dda e della Squadra mobile di Milano.

Teste di maiale lasciate fuori dalle porte e il «controllo del territorio» col «pizzo»
Con arcaici metodi intimidatori, come «teste di maiale» lasciate fuori dalle porte, il «controllo del territorio» col «pizzo», i traffici di cocaina e armi e con la più moderna «vocazione imprenditoriale». Lo ha deciso il gip Stefania Donadeo, accogliendo la richiesta del pm Alessandra Cerreti e ora le difese potranno chiedere il rito abbreviato.
Tra gli imputati il presunto capo della locale Gaetano Bandiera e la donna-boss Caterina Giancotti
Tra gli imputati Gaetano Bandiera, 74 anni, che fu condannato ad oltre 13 anni dopo lo storico blitz ‘Infinitò del 2010 e che è difeso dall’avvocato Amedeo Rizza. Il presunto capo della ‘localè sarebbe riuscito ad ottenere il differimento pena e ad uscire dal carcere simulando «difficoltà motorie» e avrebbe tentato di rimettere in piedi il clan. Con l’operazione il boss, che ha «la dote superiore della Santa» e manteneva i rapporti con gli altri vertici della ‘ndrangheta in Lombardia, è tornato in carcere. «La legge è tornata, la ‘ndrangheta è tornata a Rho», diceva intercettato. E con lui è imputato il figlio Cristian e, tra gli altri, Caterina Giancotti, 45 anni e difesa dall’avvocato Nicolò Pugno Vanoni, ritenuta suo «braccio destro» nella «direzione» della cosca. Per la prima volta in Lombardia era stata individuata una donna tra i capi di una presunta associazione mafiosa. «Vuoi che divento cattiva ed io divento cattiva», diceva intercettata.

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Tra le accuse traffico di droga, estorsioni, minacce, violenza privata
Tra le accuse nel procedimento anche traffico di droga, estorsioni, minacce, violenza privata, incendio, detenzione e porto illegale di armi. Malgrado avessero a disposizione una serie di attività, come bar e discoteche, per riciclare denaro, il «nucleo familiare Bandiera», su domanda di Cristian, stando alle indagini, aveva «richiesto e ottenuto il reddito di cittadinanza» nell’agosto 2020.

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