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venerdì, 27 Giugno, 2025
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Presentata proposta di legge di iniziativa popolare per rilanciare gli ospedali delle aree montane

E’ stata presentata a Lamezia Terme la proposta di legge regionale di iniziativa popolare che mira a trasformare gli ospedali montani di Acri, San Giovanni in Fiore, Serra San Bruno e Soveria Mannelli in presìdi Spoke, pienamente operativi e dotati dei reparti essenziali per garantire il diritto alla salute. La proposta, illustrata dal comitato civico “La cura”, prevede che nei quattro presìdi ospedalieri siano attivate le Unità operative di Medicina generale, Chirurgia, Ortopedia e Traumatologia, Anestesia e Terapia intensiva, Ostetricia e Ginecologia, Cardiologia con Utic, Emodinamica interventistica e Pronto soccorso con Osservazione breve intensiva. Per il coordinamento e la gestione delle strutture è prevista la costituzione di un’unica Azienda ospedaliera pubblica regionale, dotata di personalità giuridica e autonomia imprenditoriale. Il comitato ha annunciato che avvierà al più presto la raccolta delle 5mila firme necessarie per depositare la proposta presso il Consiglio regionale della Calabria. Con la forza della partecipazione popolare, “La cura” punta a rimettere al centro della discussione istituzionale il diritto alla salute per chi vive nelle aree montane.

A distanza di 15anni dal decreto commissariale che ha smantellato l’assistenza ospedaliera nelle zone montane, per la prima volta un’iniziativa dal basso rimette in discussione l’assetto dell’assistenza sanitaria in questi territori e afferma un principio semplice ma trascurato: ogni decisione sulla sanità è, oggi più che mai, una scelta politica. «Non c’è alcuna ragione – hanno dichiarato i componenti del comitato – per cui le aree interne della Calabria debbano essere pressoché prive di assistenza ospedaliera. Nulla impedisce che nei rispettivi presìdi si attivino reparti in grado di rispondere concretamente alle esigenze sanitarie delle comunità locali». In contrasto con il pensiero dominante, secondo cui negli ospedali montani il paziente va semplicemente stabilizzato e trasferito altrove, il comitato “La cura” rilancia una visione opposta. «Il paziente – precisa il comitato – va curato sul posto, in strutture dotate di risorse e personale, come previsto dalla nostra proposta. Il trasferimento non è una soluzione ed è spesso una condanna, oltre che contrario all’articolo 32 della Costituzione».

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A sostenere l’iniziativa dagli Usa è Caterina Perri, avvocato e moglie di Serafino Congi, morto il 4 gennaio scorso durante un trasporto d’urgenza da San Giovanni in Fiore a Cosenza. «Questa proposta – ha fatto sapere Perri – è un atto di giustizia e dignità. È una reazione civile alla disorganizzazione sanitaria e all’irresponsabilità politica che hanno penalizzato per anni le nostre montagne. Non possiamo più accettare che si muoia per mancanza di strutture, medici o reparti». Il comitato civico “La cura” è composto da cittadini impegnati nei rispettivi territori: l’infermiere Silvio Tunnera per l’area di Acri, l’attivista Alessandro Sirianni nel Reventino, il medico in pensione Tullio Laino (estensore della proposta), il docente Giovanni Iaquinta per San Giovanni in Fiore, l’animatore civico Rocco La Rizza, Caterina Perri e il giornalista Emiliano Morrone, da anni impegnato sui temi della sanità calabrese.

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