È scontro istituzionale sul futuro del Ponte sullo Stretto. Mentre il Ministro Matteo Salvini proponeva misure “speciali” di controllo antimafia sotto l’osservatorio del Viminale, la risposta del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella è stata netta: la cornice di prevenzione già esistente è più che solida, e non serve creare eccezioni per ciò che deve essere gestito con rigore ordinario. Un altolà che ribadisce la centralità dello Stato di diritto anche nel contrasto alle mafie.
A rincarare la dose è arrivata la DIA (Direzione Investigativa Antimafia) con la pubblicazione del nuovo Rapporto 2024, che per la prima volta racchiude i dati dell’intero anno, offrendo un quadro aggiornato e allarmante sulla criminalità organizzata.
“Le mafie non sparano più – dichiarava il Direttore della DIA, Generale Michele Carbone – ma indossano colletti bianchi e cravatte. Parlano la lingua del business e si muovono nei palazzi del potere”.
Le nuove mafie: silenziose, strategiche, mimetizzate
Il nuovo volto delle organizzazioni mafiose è discreto e sofisticato. Ndrangheta, Camorra, Cosa Nostra e le mafie pugliesi hanno lasciato alle spalle l’immagine del criminale armato per assumere quella dell’imprenditore, del consulente, persino del funzionario pubblico. Si infiltrano nei grandi appalti, manipolano bandi, corrompono, stringono alleanze e evadono l’erario con la complicità di imprenditori che da vittime diventano complici.
Nel solo 2024, la DIA ha ispezionato 200 cantieri, verificando 4.364 persone, 1.157 imprese e 2.345 mezzi d’opera, grazie a un lavoro sinergico con le Prefetture, l’Osservatorio Centrale sugli Appalti Pubblici (O.C.A.P.), e i Gruppi Interforze, rafforzati dal Decreto del 2 ottobre 2023.
PNRR, Giubileo e Olimpiadi: l’assalto silente alle grandi opere.
Il contesto attuale, ricco di grandi progetti e fondi straordinari – dal PNRR, al Giubileo 2025, passando per i Giochi Invernali Milano-Cortina 2026 e la futura costruzione del Ponte sullo Stretto – rappresenta un’occasione d’oro per le mafie. E la DIA lo sa bene.
La relazione 2024 mette in evidenza strategie d’infiltrazione sempre più raffinate: subappalti imposti, esclusione dei concorrenti tramite intimidazioni, falsificazione di verifiche, e un uso sistemico del riciclaggio di denaro. Il tutto, con l’appoggio di una rete di funzionari pubblici infedeli, attirati da guadagni facili.
La risposta dello Stato: prevenzione, analisi, trasparenza
A fronte di queste minacce, il sistema di prevenzione antimafia non è rimasto fermo. L’arma più potente non è solo la repressione penale, ma un approccio integrato che unisce indagini, interdittive prefettizie, verifiche nei cantieri e il monitoraggio della Banca Dati Nazionale Antimafia (BDNA).
Questo modello, unico nel suo genere, è oggi guardato con crescente interesse anche all’estero. Tanto che il nuovo rapporto è stato tradotto in più lingue, per condividere l’esperienza italiana nel contrasto al crimine organizzato su scala globale.
“È una mafia che si muove sotto traccia – ha concluso il Generale Carbone – ma noi non abbasseremo la guardia. La trasparenza e il controllo sono gli antidoti più efficaci. E la DIA c’è, ogni giorno, in prima linea”.
(Fonte: antimafiaduemila)