Il presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione (ANAC), Giuseppe Busia, torna a sollevare criticità rispetto alla realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina. Lo ha fatto durante l’ultima audizione davanti alle Commissioni riunite Ambiente e Trasporti della Camera. Sul progetto è arrivato lo scorso 22 maggio il via libera definitivo del ministero dell’Ambiente. La Commissione per la Valutazione dell’Impatto Ambientale aveva ancora dei nodi in sospeso su cui attendeva della documentazione. Alla fine di un lungo e accidentato iter è arrivato l’ok finale al progetto esecutivo. Parola ora al Cipess, il Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile che riunisce tutti i ministri economici coinvolti. Dopo questo passaggio, che dovrebbe chiudersi a giorni, può poi partire la fase operativa.
Secondo Busia, la mancanza di un progetto esecutivo completo, più volte slittato, rende difficile avere una visione chiara dei costi e delle fasi di realizzazione. Il progetto, infatti, sarà approvato per fasi successive, un’impostazione che secondo l’Autorità non può che portare incertezza e rischi anche dal punto di vista economico. “Sarebbe auspicabile arrivare a un progetto esecutivo complessivo per fornire al governo e al Parlamento un quadro preciso almeno dei costi iniziali”, ha detto nell’ambito dell’esame del decreto recante misure urgenti per garantire la continuità nella realizzazione di infrastrutture strategiche e nella gestione di contratti pubblici, il corretto funzionamento del sistema di trasporti ferroviari e su strada, l’ordinata gestione del demanio portuale e marittimo, nonché l’attuazione di indifferibili adempimenti connessi al Piano nazionale di ripresa e resilienza e alla partecipazione all’Unione europea in materia di infrastrutture e trasporti.
Busia ha evidenziato inoltre la necessità di aumentare i controlli antimafia, sfruttando strumenti di digitalizzazione per monitorare i cantieri e verificare anche le imprese in subappalto, dove più spesso si annidano le infiltrazioni mafiose.
A questo proposito, ha auspicato, il decreto Infrastrutture può, e deve, diventare un’occasione per rafforzare i controlli antimafia sul progetto. Il presidente ANAC ha anche proposto di abbassare la soglia degli affidamenti da sottoporre a controllo, includendo anche quelli inferiori ai 150mila euro. Un altro nodo riguarda poi il rispetto delle regole europee sugli appalti pubblici. Busia ha ricordato che la normativa Ue non consente variazioni di costo superiori al 50% rispetto al valore iniziale di gara. Il decreto fa riferimento al valore aggiornato nel 2012, ma il presidente dell’ANAC ha invitato a chiarire questo aspetto con un’interlocuzione formale con le istituzioni europee, per evitare possibili contenziosi.
Per il Ponte “il riconoscimento dell’aumento dei prezzi per i contratti caducati è ragionevole, ma non dobbiamo nasconderci il fatto che questo riapre il problema dei costi, facendo sì che aumentino rispetto alla previsione iniziale e superino il vincolo iniziale che non prevedeva nuovi oneri a carico della finanza pubblica, ripropone il problema del superamento del tetto del 50% per gli aumenti”, ha detto Busia.