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venerdì, 29 Marzo, 2024
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Platì unica zona rossa calabrese diventa “caso” nazionale per il basso numero di vaccinati, ma è davvero così?

Non è un record di cui vantarsi. Platì, nella Locride reggina, centro storicamente alla ribalta dei media per vicende di ‘ndrangheta, ha il numero più basso di vaccinati non solo della Calabria ma (parrebbe, il condizionale è d’obbligo alla luce delle proposte di stop alla divulgazione dei dati sulla pandemia…) di tutta Italia, con una percentuale del 29% e 3% di terze dosi.
Lo si scopre a dicembre, nel picco dell’ondata Omicron, quando il governatore Roberto Occhiuto redarguisce (sulle televisioni nazionali) gli abitanti del comune – circa 3700, di cui all’epoca immunizzati poco più di un migliaio – minacciando di “chiuderli” in zona rossa al primo focolaio. La replica dell’amministrazione era stata l’apertura di un polo vaccinale e un immediato open vax day con la solenne visita dello stesso Occhiuto. Iniziative che purtroppo non sono bastate a far salire i numeri in un paese che lo scorso anno era stato tra i primi a tingersi di rosso ma, superata la crisi, fino ad ottobre non registrava più casi.
Insomma, nonostante l’ulteriore agevolazione di navette per chi abita in aree periferiche e persino le vaccinazioni a domicilio riservate a soggetti fragili, la giornata del “riscatto”, come l’aveva definita Roberto Occhiuto, ha guadagnato appena un pugno di immunizzati. Detto fatto, da quattro giorni Platì è l’unica zona rossa calabrese, al momento fino a domenica 16 gennaio. Con la stessa ordinanza, il presidente ha istituito zone arancioni in altri comuni reggini (adesso, con la proroga di quelli già in lockdown, sono 18 nella provincia reggina) mentre curiosamente non cambia colore San Luca, limitrofo a Platì e altro feudo di renitenti al vaccino con identica gogna mediatica. Tanto che qualcuno ha malignato (non nei salotti social ma pure sulla stampa, ad esempio sul Sole24Ore) che Occhiuto si sia forse un po’ offeso per la mancata risposta al suo appello diretto proprio a Platì. Questo nel solco della linea dura contro i no vax che il neo-presidente ha manifestato pubblicamente, senza nascondere la sua volontà di chiedere al governo la possibilità di misure restrittive differenziate da parte delle regioni.
Va però precisato che, al di là del comprensibile fastidio per la figuraccia nazionale che Platì sta infliggendo alla Calabria (tra l’altro proprio ora, quando Occhiuto si fregia dell’impulso alle vaccinazioni avvenuto dopo la sua elezione), l’ultimatum lanciato alla cittadina era stato legato ai contagi, che effettivamente si sarebbero poi verificati – sebbene su quel numero di abitanti sia arduo quantificare un focolaio – mentre a San Luca questo non è accaduto. Non sarebbe dunque un dispetto, ma una fatale conseguenza (di rifiuto dei vaccini o di comportamenti sconsiderati per la circolazione del virus?).
Tra inviti pro vax dal pulpito della chiesa del parroco Giuseppe Svanera (noto alla cronaca per aver celebrato nel 2016 funerali e corteo pubblico vietati dalla questura per un presunto boss) e l’autodifesa di chi ricorda che a Platì e nei dintorni il censimento sulla carta non corrisponde ai reali residenti a causa dei tanti emigranti non dichiarati, sui media la vicenda si trasforma in una commedia all’italiana. Molto triste e ingenerosa per l’immagine della Calabria. Dove, visto da fuori, tutto ha le sfumature folk di una tarantella di buoni selvaggi.
Muccino docet: quaggiù la materia ispira soltanto immagini bifolco-glamour e infatti la storia di Elva, in provincia di Cuneo, dove i vaccinati sono 32 su 83 e che, dati alla mano, dovrebbe spodestare Platì dal disonorevole primato, non offre la stessa chiave di lettura. Se a Platì non ci si vaccina per scarso senso civico e per la lunga assenza del paterno sostegno delle istituzioni (ma tutto cambierà, promette Occhiuto), a Elva la musica cambia. Lì non c’è bisogno dell’immunità, perché da mesi il ridente e incontaminato territorio è Covid free, quindi la valle mormorò che non passa il virus. Tanto da rifiutare l’hub mobile presidiato dell’esercito e gentilmente offerto dal generale Figliuolo, con una motivazione perentoria da parte del sindaco Giulio Rinaudo. No grazie, non ci serve perché siamo pochi e tali rimarremo – testualmente: «Chi è convinto a non vaccinarsi resta convinto». I no vax non sono tutti uguali, qui siamo tra i monti dell’Alta Val Maira e anche senza puntura si respira la civiltà.

Isabella Marchiolo

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