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venerdì, 29 Marzo, 2024
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Ospedale Cosenza chiuso per lutto medico suicida, niente ricovero per bambino con disabilità

Ha intenzione di presentare un esposto in Procura Rosita Terranova, mamma di un bambino con disabilità che qualche giorno fa si è vista annullare all’ospedale dell’Annunziata di Cosenza una visita specialistica prenotata per il figlio, cancellata a causa del lutto dei medici dopo il suicidio del collega Lucio Marrocco. La tragica morte del dirigente sanitario ha lasciato sotto choc la città dei Bruzi (ieri a “Non è l’Arena” di Massimo Gilletti è stata ospite la moglie di Marrocco, Simona Loizzo, che ha confidato la condizione di stress vissuta dal medico, responsabile della campagna vaccinale presso l’ospedale “L’Annunziata”).
Rosita Terranova, madre di Antonio Maria, un ragazzino di 10 anni che soffre di una gravissima disabilità e necessita di assistenza continua, doveva ricoverare il bambino perché, per effettuare tre visite (dentistica, oculistica e alle orecchie), avrebbe dovuto essere sedato a causa dell’indole poco collaborativa dovuta alla sua disabilità. Visite programmate per l’8 gennaio e in prospettiva delle quali mamma e figlio avevano osservato tutte le precauzioni necessarie, dai tamponi fino al digiuno pre-anestesia del piccolo. Con tanta ansia, come sa bene chiunque abbia a che fare con i bambini – e l’ordinaria “paura del dottore” nel caso di un ragazzino con disabilità neurologiche è evidentemente amplificata. Quando però Rosita è giunta all’ospedale le hanno detto che l’intervento non ci sarebbe stato perché i medici erano sconvolti dal suicidio del collega. Tutto rinviato, dunque, e neppure con una data prestabilita (le dicono semplicemente “si faccia sentire la prossima settimana così vi facciamo rivenire”). Ma non è così semplice per chi affronta la vita come una battaglia, per un bambino da sempre dipendente da macchinari e medicine. Rosita si sfoga su Facebook e la sua storia fa il giro della rete. “Io stessa – scrive – sono addolorata per la morte di quel medico e per la sofferenza della sua famiglia ma sottolineando che tra i medici e gli anestesisti che dovevano visitare mio figlio non c’era quel povero dottore, mi chiedo: possono, in un ospedale pubblico, rifiutarsi di fare visite urgenti, fondamentali e, soprattutto programmate, ad un bambino che lotta ogni cazzo di giorno perché vuole vivere poiché sono affranti per la morte di un loro collega?”.
Le sue parole sono ripostate e condivise e Rosita riceve messaggi di solidarietà anche da tanti genitori che come lei si sentono ignorati dalle istituzioni. “Anche stavolta – rivendica – sarò costretta a pagare un avvocato per l’ennesimo diritto alla salute negato a mio figlio. Vale più la morte del collega o la vita di un bambino gravemente disabile?”
E’ di pochi giorni fa, prima del caso dell’Annunziata, un altro accorato appello di questa mamma cosentina, che si era rivolta al presidente Nino Spirlì per chiedere di non essere abbandonata. In quel post Rosita Terranova ricordava l’angoscia che accomuna i genitori di figli con grave disabilità, quella di non lasciare i figli da soli, la loro necessità di essere aiutati a sostenere la spesa di specialisti o persone di fiducia che li supportino. Con il Covid e le restrizioni all’assistenza negli ospedali, il problema è diventato enorme. Rosita si chiedeva: “Capita che anche una madre forte e coraggiosa possa crollare. E quando accade, un paziente non autonomo deve poter contare sull’intervento immediato di un’altra persona presente che lo conosca davvero e bene”. Ma questo oggi non è possibile: accanto ad Antonio Maria può esserci soltanto la mamma (a breve i due dovranno partire, sempre da soli, per un’altra visita a Roma) e pure il personale infermieristico in Calabria è ridotto al lumicino perché impiegato per i pazienti della pandemia, tutti ricoverati negli ospedali. “Non sempre – scriveva Rosita – si può aiutare chi vive una diversa normalità e che ha bisogno di figure professionali, percorsi riabilitativi e approcci personalizzati. Non è vero che basta provare amore per essere in grado di dare l’aiuto che serve! A noi servono competenza, settorialità, adeguamento normativo. L’amore non basta, soprattutto se non si manifesta, perché non si riesce, nella maniera più giusta per chi lo riceve! Abbiamo bisogno che le leggi nate per gli esseri umani siano applicate”.
La cancellazione delle visite all’Annunziata ha suscitato indignazione generale, ma Rosita ha scoperto anche una strisciante omertà. Riferisce infatti che c’è stato chi, dopo il riferimento a una denuncia, ha cancellato il suo post (precedentemente condiviso dalle stesse persone) o ha tolto un like – secondo la mamma cosentina sarebbe avvenuto “su richiesta” dei medici e infermieri del nosocomio. Lei precisa: “Non ho mai scritto che il fatto riguarda tutto il personale dell’ospedale, ho però le prove della mia verità. Ma forse si poteva risolvere tutto semplicemente cancellando l’esistenza di mio figlio. Già, meglio che si critichi una mamma disperata che non un ospedale quale quello di Cosenza che è riconosciuto, a livello mondiale, come polo d’eccellenza”.
Isabella Marchiolo
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