x

x

venerdì, 26 Aprile, 2024
HomeCatanzaroOperazione "Coccodrillo", mano pesante della Dda su imprenditori e prestanome

Operazione “Coccodrillo”, mano pesante della Dda su imprenditori e prestanome

Catanzaro – Sequestro preventivo per oltre 50 milioni di euro e ordinanze di custodia cautelare a carico di dieci soggetti. Sono le principali risultanze dell’operazione denominata “Coccodrillo”, condotta dalla Dda di Reggio Calabria.
In data odierna i militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Ca-tanzaro, coordinati dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro, hanno data esecuzione all’ordinanza del G.I.P. di Catanzaro che ha disposto la misura cautelare custodiale nei confronti di sette persone (di cui una in carcere e sei agli arresti domici-liari) e la misura cautelare interdittiva nei confronti di altri tre indagati, nonché il se-questro preventivo di beni per un valore stimato di oltre 50 milioni di euro.
Agli indagati sono contestati, a vario titolo, i reati di concorso esterno in associazio-ne mafiosa, trasferimento fraudolento di valori, riciclaggio, autoriciclaggio, favoreg-giamento reale ed estorsione.
L’indagine (convenzionalmente denominata “Coccodrillo”), diretta dalla Procura Di-strettuale di Catanzaro e condotta dai finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria/G.I.C.O. della Guardia di Finanza di Catanzaro, ha evidenziato un grave quadro indiziario a carico degli imprenditori catanzaresi Lobello Antonio, Lobello Giuseppe e Lobello Daniele, in ordine a plurimi reati di intestazione fittizia di beni, realizzati attraverso un sistema di società, formalmente intestate a terzi, e tuttavia dagli stessi controllate e gestite, e ciò al fine di sottrarre il proprio patrimonio azien-dale all’adozione di prevedibili misure di prevenzione antimafia.
Gli imprenditori nutrivano il concreto timore circa l’adozione di prevedibili misure ablative di prevenzione che riguardassero le società del gruppo, essendo emersi, più volte, a livello giudiziario, i loro rapporti con cosche ‘ndranghetiste, tanto che talune loro società sono state attinte da interdittive antimafia emesse dalla Prefettura di Ca-tanzaro (CAL.BI.IN. S.r.l., CANTIERI EDILI – INIZIATIVA 83 S.r.l. e STRADE SUD S.r.l.).
Con la medesima ordinanza cautelare è stato disposto, altresì, il sequestro preventivo delle società, di fatto riconducibili ai tre imprenditori, e oggetto di intestazioni fittizie, STRADE SUD S.r.l., TRIVELLAZIONI SPECIALI S.r.l., CONSORZIO STABILE ZEUS, CONSORZIO STABILE GENESI, tutte operanti nel comparto dell’edilizia pubblica e privata e aggiudicatarie di numerosi appalti pubblici, nonché della società MARINA CAFÉ S.r.l.s. operante nel settore della ristorazione.
Le investigazioni, che si sono avvalse anche delle plurime dichiarazioni dei collabora-tori di giustizia e di esiti intercettivi, hanno evidenziato, oltre al legame mantenuto nel tempo dalla famiglia Lobello con il clan Mazzagatti di Oppido Mamertina, anche il rapporto con il clan Arena di Isola Capo Rizzuto e altre cosche del crotonese, tra cui quella riconducibile a Nicolino Grande Aracri.
In particolare a Lobello Giuseppe viene contestato di avere svolto, per la cosca Are-na di Isola Capo Rizzuto, la funzione di collettore delle estorsioni imposte presso i cantieri edili del catanzarese.
Detta opera di intermediazione e lo stretto legame con gli esponenti della cosca Arena e con altre consorterie operanti sulla fascia ionica-catanzarese, ha garantito alle im-prese del Gruppo Lobello una posizione dominante nell’esecuzione di lavori edili e forniture di calcestruzzo su Catanzaro e provincia, nonché la protezione da interfe-renze estorsive di altri gruppi criminali, quale imprenditore “intoccabile”.
A Giuseppe Lobello, nei cui confronti è stata disposta la custodia cautelare in carce-re, è stato, per ciò, contestato anche il reato di concorso esterno in associazione ma-fiosa, oltre ai reati contestati agli altri suoi congiunti.
Sono stati disposti, infatti, gli arresti domiciliari nei confronti di Lobello Antonio e del fratello Lobello Daniele, rispettivamente padre e fratello di Giuseppe, per i reati di trasferimento fraudolento di valori e autoriciclaggio, e la stessa misura cautelare è stata disposta nei confronti di quattro soggetti, tra dipendenti del Gruppo Lobello e intestatari fittizi delle società.
Dalle indagini è emerso, anche, un episodio di estorsione nei confronti di un lavora-tore dipendente costretto ad auto licenziarsi contro la sua volontà da una società fit-tiziamente intestata a un prestanome, per incomprensioni sorte sul luogo di lavoro con i familiari di Giuseppe Lobello.
Sono state disposta, altresì, le misura interdittiva del divieto temporaneo di esercita-re, per la durata di un anno, le attività di ragionieri, consulenti e commercialisti, nei confronti di tre ragionieri del Gruppo Lobello, per il reato di favoreggiamento.

SEGUICI SUI SOCIAL

142,051FansLike
6,782FollowersFollow
380FollowersFollow

spot_img

ULTIME NOTIZIE