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martedì, 20 Maggio, 2025
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Omicidio giudice Scopelliti, salgono a 20 gli indagati: occhi puntati su diversi boss di ‘ndrangheta

Svolta nell’inchiesta della procura di Reggio Calabria sul delitto del giudice Antonino Scopelliti (ucciso a Villa San Giovanni nel 1991). Ora il numero degli indagati è salito a 20. Oltre ai primi 17 ai quali fu notificato l’avviso di garanzia nel 2019 quando la Dda di Reggio Calabria aveva ritrovato il fucile grazie alle dichiarazioni del collaboratore di giustizia MaurizioAvola, sono indagati adesso anche altri esponenti di primi primissimo livello della ‘ndrangheta di Reggio come Pasquale CondelloGiuseppe De StefanoGiuseppe MorabitoLuigi MancusoGiuseppe Zito ed il boss delle cosche “milanesi” Franco Coco Trovato. I nuovi nomi sono contenuti nel decreto di perquisizione eseguito nelle settimane scorse dalla Squadra mobile a Messina. Tra i nomi indicati nel documento, compare anche quello del boss di Cosa nostra catanese Nitto Santapaola nei confronti del quale, però, non si può procedere per “ni bis in idem”, in quanto “già assolto per l’omicidio Scopelliti”.

Nell’inchiesta risultano indagati anche alcuni boss che nel frattempo sono deceduti, il boss stragista di Castelvetrano Matteo Messina Denaro, il calabrese Giovanni Tegano e il messinese Francesco Romeo. Nel provvedimento, firmato dal procuratore di Reggio Calabria facente funzione Giuseppe Lombardo e dal sostituto della Dda Sara Parezzan, c’è ancora Matteo Messina Denaro che, stando alle dichiarazioni di Avola, avrebbe partecipato alla fase esecutiva del delitto che sarebbe stato deciso “nel corso di una riunione svoltasi a Trapani nella primavera del 1991“.

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Secondo i pm, “il mandato omicidiario proveniva direttamente da Totò Riina” che ha incaricato Messina Denaro il quale, a sua volta, “riceveva le informazioni operative relative alle abitudini di vita del magistrato da Salvo Lima“, l’europarlamentare della Dc ucciso in un agguato a Palermo il 12 marzo 1992. Il boss di Castelvetrano, infine, stando alla ricostruzione della Procura, avrebbe curato “i contatti con un informatore locale rimasto ignoto che avvisava il gruppo incaricato dell’omicidio in ordine agli spostamenti del magistrato“.
(Fonte: antimafiaduemila)

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