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domenica, 28 Aprile, 2024
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Omicidio di Umberto Mormile, dopo 34 anni arriva la condanna per due pentiti della ’ndrangheta

Altre due condanne, a distanza di quasi 34 anni dai fatti, sono state inflitte oggi per il caso dell’omicidio di Umberto Mormile, educatore del carcere di Opera ucciso dalla ‘ndrangheta nelle campagne di Carpiano, nel Milanese, l’11 aprile del 1990.
Le condanne
Il gup Marta Pollicino con rito abbreviato ha condannato a 7 anni di reclusione due collaboratori di giustizia, Salvatore Pace e Vittorio Foschini, finiti imputati in seguito alla riapertura delle indagini voluta dai familiari di Mormile, fratello, sorella e figlia, col legale Fabio Repici.
I servizi deviati
Il giudice, come chiesto dai pm, ha riconosciuto le attenuanti generiche e quella speciale della collaborazione per i due, che con le loro dichiarazioni sull’omicidio hanno aperto anche uno scenario che tirava in ballo i cosiddetti “servizi deviati”. I familiari di Mormile, col legale Fabio Repici, hanno sempre sostenuto che l’educatore venne sì ucciso dalla ’ndrangheta, ma con una sorta di nulla osta dei servizi segreti deviati. E in questa linea i due collaboratori condannati stamani hanno delineato il contesto dell’omicidio.

L’omicidio
Mormile, 34 anni, venne assassinato l’11 aprile del 1990 mentre andava al lavoro: venne avvicinato da due individui in sella a una moto di grossa cilindrata e crivellato da sei colpi di pistola. Per questo omicidio sono già stati condannati nel 2005 come mandanti i boss della ‘ndrangheta Antonio Papalia e Franco Coco Trovato e come “esecutori materiali” Antonio Schettini e Antonino Cuzzola e nel 2011, con altro verdetto definitivo, anche Domenico Papalia, anche lui mandante.
Concorso in omicidio
L’aggiunto della Dda milanese Alessandra Dolci e il pm Stefano Ammendola avevano chiesto il rinvio a giudizio anche per Pace, 66 anni, e Foschini, 63 anni, per concorso nell’omicidio aggravato dalla finalità mafiosa. E questo dopo che un giudice precedente aveva rigettato la richiesta di archiviazione accogliendo l’opposizione dell’avvocato di parte civile.

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Il fratello della vittima
“È la prima sentenza che riconosce a distanza di 34 anni le vere ragioni dell’uccisione di nostro fratello. È una gran bella soddisfazione e sono infatti emozionato perché non pensavo accadesse. Ovviamente bisognerà aspettare le motivazioni per comprendere se il dispositivo recepisce appieno anche le causali e soprattutto i responsabili istituzionali. Quest’ultimo aspetto è quello che ci sta più a cuore e darebbe un senso alla morte non solo di Umberto ma di altra tanta gente”. Così Stefano Mormile, fratello di Umberto, ha commentato la sentenza di condanna di Vittorio Foschini e Salvatore Pace.

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