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domenica, 28 Aprile, 2024
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Nuovo guaio per Minenna: imputazione coatta per abuso d’ufficio quando era dg delle Dogane

(VANESSA RICCIARDI- editorialedomani.it) – Marcello Minenna, ex potente direttore dell’agenzia delle Dogane, oggi assessore in Calabria con le destre, andrà a processo per abuso d’ufficio e falso in atto pubblico. La gip Anna Maria Gavoni ha disposto l’imputazione coatta per il licenziamento dell’avvocato Alessandro Canali. Minenna lo ha prima voluto come braccio destro, poi l’Agenzia lo ha demansionato e licenziato. Canali aveva denunciato di aver subito ritorsioni, con la soppressione del suo ufficio di vicedirettore, perché aveva denunciato le presunte irregolarità della compagna di Minenna, Patrizia Bosco, anche lei dipendente delle Dogane. La procura aveva chiesto l’archiviazione, la giudice ritiene invece che sia il caso di fare chiarezza andando a processo.
«Secondo la tesi di Canali, l’anticipata revoca dell’incarico sarebbe motivata dalla ritorsione ovvero dalla reazione alle anomalie riscontrate e segnalate in ordine alla posizione amministrativa del funzionario distaccato dott.ssa Bosco Patrizia, legata al Direttore Generale da una “relazione di tipo affettivo”», ricorda la Gip. Intanto il Tribunale civile di Roma a novembre, dopo aver passato in rassegna la documentazione prodotta e le dichiarazioni testimoniali, ha condannato l’Agenzia delle dogane per lo stesso caso a pagare oltre 300 mila euro all’ex dirigente silurato.

A quanto emerso dalle testimonianze in sede civile, «ci si stava attivando per risolvere la problematica afferente alla Bosco». Non è dimostrato che la revoca dell’incarico sia causalmente legata. Ma dalle deposizioni, prosegue Gavoni, si è appurato come «la riorganizzazione degli uffici che prevedesse la soppressione dell’ufficio del vicedirettore fosse circostanza sconosciuta». Ne consegue che l’Agenzia, dal canto suo, «non abbia assolto l’onere di provare che la revoca si fondasse su motivi organizzativi reali». A questo si è aggiunto il licenziamento senza preavviso.
Il pubblico ministero, ribadisce la giudice, è tenuto a richiedere l’archiviazione del procedimento penale «quando gli elementi acquisiti nelle indagini preliminari non consentono una ragionevole previsione di condanna o di applicazione di una misura di sicurezza diversa dalla confisca», ma in questo caso per la gip è meglio che Minenna vada a processo.

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ANCORA ASSESSORE
Minenna era stato sospeso dal suo ruolo in Calabria, secondo quanto prescritto dalla legge Severino, quando aveva ricevuto dal tribunale di Forlì la misura cautelare degli arresti domiciliari per un’inchiesta sull’approvigionamento delle mascherine. In seguito a quella sospensione automatica, perché prevista dalla legge, le sue deleghe erano state avocate dal presidente Roberto Occhiuto. Successivamente l’ordinanza che lo riguardava è stata integralmente annullata dal tribunale del Riesame – cosa che accade molto raramente, rimarcano dalla regione, per sostenere l’inopportunità del provvedimento – e quindi al momento per il diritto è come se non avesse mai ricevuto alcuna misura. Così già da mesi è tornato al lavoro nel suo ufficio di assessore regionale. Ma la gestione Minenna alle Dogane è ancora al vaglio della magistratura: a Forlì resta indagato nell’indagine per corruzione che ha visto, nelle scorse settimane, l’accoglimento da parte della procura della richiesta di patteggiamento avanzata da Gianluca Pini, ex deputato leghista, che secondo l’accusa era il destinatario di trattamenti di favore da parte di Minenna.

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