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mercoledì, 24 Aprile, 2024
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“Non dormite sogni tranquilli”: la denuncia social su come vivono i sopravvissuti al naufragio di Cutro

La Tragedia di Cutro miete sempre più vittime (e di poco fa, infatti, la notizia del ritrovamento del 71esimo cadavere). C’è qualcuno che, fortunatamente, si è salvato, scampando alla morte. Le condizioni in cui però vivono in questo momento, non sarebbero del tutto ottimali, anzi. “Come in mare ha prevalso la logica di polizia e difesa dei confini su quella del soccorso delle persone in pericolo, in terra prevale la logica del confinamento e della punizione di chi emigra sul rispetto dell’umanità. Ecco dove sono reclusi (illegalmente) i sopravvissuti al naufragio di Crotone. Donne uomini e bambini. Un hotspot improvvisato, una piccola Lampedusa anche per loro.”

Questa la denuncia, attraverso i propri social, di Alessandra Sciurba, docente di Deontologia, Sociologia e Critica del diritto all’Università di Palermo, che si trova a Crotone da venerdì sera con una parte della clinica legale Migrazioni e diritti dell’Università di Palermo e con altre associazioni. “I superstiti delle famiglie spezzate di cui tutta Italia ha pianto la tragedia, sono reclusi – scrive sul proprio profilo Facebook – in due capannoni antistanti al centro, due magazzini. Un hotspot improvvisato con la metà dei letti che servirebbero, gli altri dormono sulle panche. Donne e minori in mezzo agli uomini adulti. Il bagno in comune. Le pareti scrostate, nessun riscaldamento. Niente lenzuola. Niente scarpe chiuse. Nemmeno la possibilità, essendo confinati lì se non per poche uscite programmate e scortate, di restare accanto alle bare e ai parenti venuti qui a Crotone da lontano per identificare e piangere i morti”.

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Non dormite sogni tranquilli – conclude – pensando che almeno ai sopravvissuti sia riservata una solidarietà vera, fatta di rispetto e diritti. Oltre alla verità e alla giustizia sulla morte delle loro famiglie, è loro negata adesso, in terra italiana, anche la dignità delle vittime”.

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