Nel salone dei Lampadari di Palazzo San Giorgio, il sindaco di Reggio Calabria Giuseppe Falcomatà ha consegnato cinque beni immobili confiscati alla criminalità organizzata a cinque realtà associative del territorio. I beni sono stati affidati rispettivamente ai rappresentanti dell’associazione dilettantistica tennis tavolo Casper; associazione di promozione sociale Espero; cooperativa sociale Res Omnia 96; associazione sportiva dil. Act Reggio 2004 e Gea Gruppo escursionisti d’Aspromonte Aps. Ufficialmente, insieme alle chiavi degli immobili sono state consegnate anche le targhe da apporre agli ingressi degli stessi, che portano il simbolo di Reggio cuore del Mediterraneo. Col primo cittadino c’era l’assessora con delega ai beni confiscati, Giuggi Palmenta e la dirigente del settore patrimonio ed edilizia residenziale pubblica, Luisa Nipote. Si tratta di un importante momento simbolico e concreto nel percorso di valorizzazione e riutilizzo sociale dei beni sottratti al malaffare.
L’incontro, sobrio ma particolarmente significativo, si è svolto in una giornata carica di valore simbolico: il 23 maggio, data in cui l’Italia ricorda il giudice Giovanni Falcone, assassinato nel 1992 nella strage di Capaci insieme alla moglie, la magistrata Francesca Morvillo, e agli agenti della scorta. Una ricorrenza che richiama ogni anno l’attenzione del Paese sulla lotta alla mafia e sul valore imprescindibile della legalità. In tale contesto, la scelta dell’Amministrazione comunale di effettuare la consegna proprio in questa giornata assume un significato profondo: restituire alla collettività ciò che era stato sottratto, trasformando i luoghi del malaffare in spazi di aggregazione, crescita sociale, sportiva e culturale.
«Un momento significativo per la città – ha dichiarato il Sindaco Falcomatà – che rappresenta un ulteriore passo nel percorso avviato sin dall’inizio del nostro mandato: il recupero del patrimonio dei beni sequestrati alla criminalità organizzata e la loro restituzione alla città e alle associazioni, affinché siano utilizzati per fini sociali e condivisi. Siamo felici di questo nuovo traguardo, nella piena consapevolezza che il racconto della nostra terra, che stiamo cercando di costruire attraverso azioni materiali e immateriali, passa anche dal ripristino della legalità. Vogliamo ricostruire il senso di appartenenza e l’orgoglio dei cittadini, mostrando al mondo un volto diverso del nostro territorio. Accanto all’azione repressiva, portata avanti da tempo dalla squadra dello Stato, dalla Prefettura, in sinergia con la magistratura e le forze dell’ordine, esiste una dimensione culturale ed educativa altrettanto fondamentale. Siamo fermamente convinti che una città possa rinascere anche riappropriandosi di spazi che le erano stati indebitamente sottratti. Luoghi un tempo simbolo del malaffare che oggi tornano a nuova vita. La consegna di un bene confiscato a un’associazione rappresenta, quindi, un ulteriore momento di rinascita per tutta la comunità».