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giovedì, 25 Aprile, 2024
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‘Ndrangheta, la relazione della Dia: rischiamo aziende medio grandi in mano a mafie

La “vocazione affaristica dell’organizzazione mafiosa calabrese, si sia declinata nei più svariati settori imprenditoriali”, ma “oggi la ‘ndrangheta, seppure leader nel traffico internazionale di stupefacenti con un ruolo che è da definire nei confronti dei grandi brooker internazionali operanti in tale settore, non appare più così monolitica ed impermeabile a fenomeni quali la collaborazione con la giustizia di affiliati”. È quanto si legge nella relazione semestrale della Dia.
Uno dei punti di forza della ‘ndrangheta sta “nella sua capacità di intrecciare legami diretti con qualsiasi tipo di interlocutore: politici, esponenti delle istituzioni, imprenditori, professionisti. Si tratta di soggetti potenzialmente in grado di venire incontro alle esigenze delle cosche, sicché da ottenere indebiti vantaggi nella concessione di appalti e commesse pubbliche”.
Nonostante l’economia italiana abbia subito un rallentamento di circa il 10% del prodotto interno lordo, nel primo semestre del 2020 le segnalazioni per operazioni sospette sono aumentate del 30%. L’allarme arriva dal direttore della Dia Maurizio Vallone secondo il quale il rischio concreto è che molte aziende finiscano in mano alle mafie. “Si tratta di un aumento molto strano – sottolinea Vallone in occasione della presentazione della Relazione semestrale al Parlamento – perché significa che sta girando molto più denaro di quel che sarebbe logico aspettarsi, con l’economia che si sta spostando dall’economia del fare a quella finanziaria”.
E chi può far girare molto denaro in questo momento sono le organizzazioni criminali. “il grave rischio che si corre è che ci ritroveremo tra qualche anno con la criminalità organizzata che avrà in mano aziende di medie e grandi dimensioni. Ma a quel punto sarà impossibile ricostruire il percorso del denaro”. Il settore più a rischio, in periodo di emergenza pandemia, è ovviamente quello sanitario. “Le mafie – spiega il direttore della Dia – si muovono lì dove ci sono i soldi e in questo momento i soldi sono nella sanità”. L’attenzione è in particolare sulla ‘ndrangheta, “che ha maggiore liquidità e grandi capitali: prima investivano in fondi esteri, ora potrebbero investire in casa, basta solo trovare l’aggancio giusto”. Per questo Vallone ha chiesto ai centri in tutta Italia “di prestare la massima attenzione. E siamo sicuri che tra qualche mese avremo indicazioni interessanti su cui sviluppare le indagini”.
L’altro aspetto evidenziato dalla Relazione è quello relativo all’usura. C’è infatti un aumento del fenomeno. “E’ sicuro – dice Vallone – che le organizzazioni criminali si stanno sostituendo alle organizzazioni del credito. Ci sono interi settori in crisi, a partire da commercianti, ristoratori, albergatori ma anche titolari di b&b e piccole strutture. Quando non c’è credito, tutti questi soggetti sono costretti a rivolgersi alla criminalità organizzata, con le mafie che entrano come soci di minoranza nel capitale sociale e presto o tardi estrometteranno tutti gli altri”. Quello della liquidità, conclude Vallone, “è un problema serio”.

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