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sabato, 27 Aprile, 2024
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‘Ndrangheta in Trentino: maxi operazione

Maxi-operazione denominata “Freeland“ contro la ‘ndrangheta. L’operazione ha visto in azione 200 agenti della Polizia di Stato di Trento, coordinati dalla Direzione Distrettuale Antimafia al fine di smantellare una locale di ‘ndrangheta da anni operante a Bolzano e legata alla ‘ndrina Italiano-Papalia di Delianuova, ai Barbaro-Papalia di Plati e ai Alvaro-Macrì-Violi di Sinopoli. Sono tutte ‘ndrine operanti nella provincia di Reggio Calabria. L’operazione ha portato all’esecuzione di venti ordinanze di custodia cautelare in carcere, accusate di associazione mafiosa, estorsione, sequestro di persona, bancarotta fraudolenta, illegale vendita di stupefacenti, illegale detenzione di armi e contraffazione di documenti. Fra le venti persone arrestate è presente anche Angelo Zito, 62 anni, domiciliato a Pergine, originario di Santa Maria del Cedro, in provincia di Cosenza. L’uomo pare che lavorasse presso un panificio e che fosse dedito al trasporto di farmaci, ma la realtà è un’altra, e cioè che fosse un esponente mafioso legato alla ‘ndrangheta. Secondo gli inquirenti l’uomo si è reso protagonista di minacce e estorsioni con l’aggravante del metodo mafioso. Nell’ordinanza di custodia cautelare si fa in particolare riferimento all’estate 2018, quando lo stesso Angelo Zito insieme a Giuliano Callipari hanno sequestrato un socio in affari che era debitore nei loro confronti. Per riscuotere il debito i due malviventi lo hanno chiuso per ore in un magazzino e minacciato con il martello. Nell’ordinanza si fa anche riferimento a un’intercettazione ambientale avvenuta durante un viaggio che Angelo Zito ha compiuto insieme a un’altra persona. Da una conversazione è emersa la partecipazione del 62 enne al sequestro del 18 enne Carlo Celadon nel 1988. Zito si sarebbe vantato del fatto che fosse presente al momento del pagamento del riscatto. Il ragazzo di nome Carlo Celadon, figlio di un imprenditore veneto, era stato sequestrano nel luglio del 1988 e nascosto sull’Aspromonte. E’ stato uno dei sequestri di persona più lunghi operati dalla ‘ndrangheta: il ragazzo era rimasto prigioniero per 831 giorni e una volta liberato era senza forze e ridotto a pelle ossa.

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