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martedì, 5 Novembre, 2024
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Naufragio migranti nel mar Jonio: Recuperati altri 3 corpi. Tra superstiti c’è una bimba di 10 anni

La nave Dattilo della Guardia costiera, a quanto si apprende, ha recuperato 3 corpi nella zona del naufragio di ieri ad un centinaio di miglia dalle coste calabresi di una barca a vela che era partita 8 giorni prima dalla Turchia. Oltre alla nave ci sono anche due motovedette della Guardia costiera che da ieri pattugliano l’area alla ricerca dei dispersi, una sessantina secondo i superstiti portati in salvo a Roccella Ionica. E’ stato anche ispezionato lo scafo del veliero semiaffondato, ma ancora a galla, senza trovare però nulla. Le ricerche proseguono. I tre corpi recuperati in mare dalla Guardia costiera sono stati presi a bordo dalla motovedetta Cp 289 che è partita in direzione Roccella Ionica. L’arrivo in porto è previsto dopo mezzanotte. E’ quanto si apprende dalla Prefettura di Reggio Calabria.

Piange, si lamenta per i dolori alle braccia e non fa che chiedere notizie dei genitori e della sorellina, ma non risparmia gesti inequivocabili di ringraziamento a chi si sta prodigando per lei, medici ed infermieri, abbracciando le loro mani e baciandole. Nalina è la più piccola – solo dieci anni – dei superstiti dell’ennesima tragedia in mare, l’affondamento della barca a vela sulla quale si trovava insieme alla sua famiglia e ad un’altra settantina di disperati, una sessantina dei quali spariti nelle acque del mare Ionio a circa 120 miglia dalla costa calabrese e tra loro 26 bambini. Lei, insieme ad altri 10 migranti iracheni ed iraniani, si è salvata per essere riuscita ad aggrapparsi alla barca semisommersa, fino a quando è stata recuperata dall’equipaggio di un mercantile ed affidata alla Guardia costiera che ha portato tutti in salvo nel porto di Roccella Ionica. Del gruppo faceva parte anche una donna che però non ce l’ha fatta ed è morta durante il viaggio verso lo scalo calabrese. Adesso Nalina è sdraiata su un letto dell’ospedale di Locri dove il personale si prende cura di lei, non solo dal punto di vista fisico – le sue condizioni sono notevolmente migliorate – ma anche morale, manifestandole tutto l’affetto che è possibile in momenti come questi.

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“La bambina non fa altro, anche se a gesti visto che parla solo iracheno, che ringraziarci per quello che finora abbiamo fatto per lei. Quello, però, che più ci rattrista e ci fa sentire impotenti è che chiede in continuazione notizie dei suoi familiari e perché ancora i genitori non sono venuti a trovarla e incontrarla”, raccontano il il primario del reparto di Pediatria dell’ospedale di Locri Antonio Musolino e il dirigente medico dello stesso reparto Rosanna Lia. “Per noi – spiegano – è davvero difficile affrontare una situazione del genere. E’ chiaro, comunque, che appena Nalina starà ancora meglio, chi di competenza, non certo noi medici, dovrà cominciare ad affrontare con lei il discorso legato ai suoi familiari”.
La piccola irachena, infatti, ancora non sa che i componenti della sua famiglia sono nell’elenco dei dispersi in mare e che, salvo miracoli, difficilmente li potrà rivedere vivi. Le ricerche vanno avanti ininterrottamente da ieri, da quando è scattato l’allarme, ma come evidenziano i soccorritori, le possibilità di sopravvivere in acqua, in mare aperto, soprattutto senza strumenti di salvataggio, sono ridotte al lumicino.

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