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sabato, 27 Aprile, 2024
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Morto suicida Rosario Curcio, uno dei killer della testimone di giustizia Lea Garofalo

Uno dei killer di Lea Garofalo, Rosario Curcio, è morto in ospedale a Milano dopo essersi impiccato nel carcere di Opera mercoledì 28 giugno. Il 46enne, detto «patatino» e originario di Camilletto, una frazione di Petilia Policastro, in provincia di Crotone, stava scontando una condanna all’ergastolo per l’omicidio e la distruzione del cadavere della testimone di giustizia avvenuto nel novembre del 2009. Del suicidio è stata informata il pm di turno di Milano che coordinerà gli accertamenti sulla dinamica.
Curcio, incensurato fino al momento dell’arresto nell’ottobre 2010, ha fatto parte del gruppo criminale capeggiato da Carlo Cosco (condannato all’ergastolo), il compagno della Garofalo e padre di Denise. Secondo le indagini del nucleo investigativo dei Carabinieri di Milano, Curcio la sera del 24 novembre 2009 Curcio era in un magazzino al quartiere San Fruttuoso di Monza dove insieme a Vito Cosco detto Sergio, fratello di Carlo, e a Carmine Venturino (ex fidanzato della figlia di Lea Garofalo) a bruciare in un bidone il corpo di Lea.

La storia di Lea Garofalo
Lea Garofalo è stata uccisa il 24 novembre del 2009 a Milano. Dal 2002 era stata inserita nel programma di protezione testimoni, insieme a sua figlia Denise, perché aveva deciso di raccontare ai magistrati le attività di spaccio condotte dalla famiglia Cosco e la faida con la sua famiglia che aveva portato alla morte del fratello Floriano Garofalo nel 2005.
Scappata da Petilia Policastro, Garofalo si era rifugiata a Campobasso dove nell’aprile del 2009, uscita dal programma di protezione, ha evitato un primo agguato nei suoi confronti. Il 24 novembre dello stesso anno a Milano incontra l’ex fidanzato Cosco. Le telecamere l’hanno ripresa per l’ultima volta camminare con la figlia per le vie della città. Il suo corpo è stato ritrovato nel quartiere San Fruttuoso a Monza dove era stato dato alle fiamme per tre giorni.

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I responsabili dell’omicidio
Nell’ottobre del 2010 arrivano i mandati di arresto per Carlo Cosco, Massimo Sabatino, Giuseppe Cosco, Vito Cosco, Carmine Venturino e Rosario Curcio. Il processo a loro carico si è concluso il 30 marzo 2012.
Carlo Cosco e suo cugino Vito sono stati condannati all’ergastolo e hanno dovuto scontare l’isolamento diurno per due anni. Ergastolo, ma con isolamento di un anno, anche per massimo Sabatino e Rosario Curcio. Per Carmine Venturino, ex fidanzato di Denise figlia di Lea, la pena è stata ridotta a 25 anni perché collaborò con la giustizia.  Giuseppe Cosco, fratello di Carlo, fu assolto “per non aver commesso il fatto”.
Le condanne sono state confermate e rese definitive prima dalla Corte d’Assise d’appello di Milano e infine dalla Cassazione nel dicembre del 2014.

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