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mercoledì, 26 Novembre, 2025
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Manovra, vertice a Palazzo Chigi: intesa su affitti brevi, Isee e dividendi

(Adnkronos) – Affitti brevi, ampliamento dell'esenzione Isee sulla prima casa e dividendi. La maggioranza inizia a trovare una quadra sui temi 'caldi' della Manovra da 18 miliardi che, secondo gli Uffici di presidenza delle Camere, dovrebbe avere il via libera del Senato il 15 dicembre e approdare poi a Montecitorio il 19. Due ore di vertice a Palazzo Chigi, presieduto dalla premier Giorgia Meloni, con i due vicepremier, Antonio Tajani e Matteo Salvini, i ministri per i rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, e dell'Economia, Giancarlo Giorgetti, i capigruppo di maggioranza del Senato, Lucio Malan per Fdi, Massimiliano Romeo della Lega, e Maurizio Gasparri per Fi, per trovare l'intesa su questioni che, però, precisa una nota dell'esecutivo, "sono ancora aperte". Intanto, in Commissione Bilancio di Palazzo Madama passava la tagliola delle inammissibilità, segando 105 emendamenti sugli oltre 400 segnalati. Le proposte di modifica, però, restano ancora molte, anche perché ai senatori è stata data la possibilità di presentare altri emendamenti al posto di quelli cassati. Si continua a ragionare sulle coperture quindi: per soddisfare tutte le richieste, secondo un primo calcolo, servirebbe poco più di un miliardo, dice Malan. Ma Ciriani non si sbilancia: "E' una stima".  Tra i nodi di questa finanziaria, la querelle sugli affitti brevi era certamente uno dei principali. Ora, il punto su cui sembra che le forze di maggioranza stiano trovando una convergenza riguarda il numero di case di proprietà che farebbe scattare il 'reddito di impresa'. Attualmente, la cedolare secca sulla prima casa è tassata al 21%, dalla seconda alla quarta casa aumenta al 26%, dalla quinta casa in poi si parla, appunto, di reddito di impresa. Il ragionamento che si sta portando avanti punta ad abbassare questa asticella alla terza casa, lasciando invariate le aliquote del 21% sulla prima e del 26% sulla seconda, spiega il senatore Malan. "Noi tuteliamo la casa", afferma Gasparri, "su questo siamo tutti d'accordo, poi tocca al Mef vedere se le coperture ci sono". Su come e dove trovare queste risorse, nessuno si sbilancia, men che meno il Mef. Ciriani, a chi gli chiede se il governo parlerà con le banche, risponde con un secco: "Parleremo con tutti i soggetti interessati dagli interventi del governo".   Rispetto invece all'ipotesi, avanzata in due emendamenti – entrambi ammissibili – di Lega e Forza Italia, di tassare le plusvalenze dell'oro da investimento, il senatore del Carroccio Romeo va con i piedi di piombo: ''E' una tematica che ha bisogno di un ulteriore approfondimento, da quello che abbiamo compreso, perché è molto complessa. Non è tra i temi considerati abbastanza sicuri''. Tra gli altri punti all'ordine del giorno sul tavolo del vertice di maggioranza anche la possibilità di compensazione anche per i contributi previdenziali delle imprese, e misure a favore delle forze dell'ordine, mentre non si è parlato di rottamazione.  A Palazzo Madama intanto si va avanti con i lavori della Commissione. I tempi sono quelli fissati dagli Uffici di presidenza, che Ciriani intende rispettare. O almeno "ci proviamo", aggiunge. La riunione tra maggioranza e opposizione, governo, relatori, Mef e Ragioneria, sui temi comuni – calamità naturali, enti locali e metropolitane e italiani all’estero – è stata "positiva", dice il ministro. Quindi ora con il presidente della V, Nicola Calandrini, "vediamo se già martedì ci può essere un'altra riunione di commissione per provare a scremare gli emendamenti e i temi comuni concordati con le opposizioni”. Tra gli emendamenti della maggioranza salvati dall'ascia delle inammissibilità, oltre ai due già citati sull’oro, c’è quello, a firma Malan, sulle proprietà statale delle riserve auree della Banca d'Italia, tre proposte sulla sanatoria edilizia (lasciando indietro la quarta, inammissibile per copertura, che dava ai Comuni l'obbligo di rilasciare i titoli abilitativi edilizi in sanatoria). Non passa invece la proposta a firma Testor e Dreosto (Lega) che prevedeva la vendita delle quote del Mes detenute dall'Italia per finanziare il taglio della pressione fiscale. Ma il Carroccio non si arrende e lavora ad una riformulazione: "Avevamo messo la cifra esatta di 5 miliardi all'anno. La ratio" della non ammissibilità "è che non sapendo nemmeno se legislativamente sia possibile e quali siano le tempistiche, non possiamo dare per buona la copertura. Ora – ha spiegato il senatore leghista Claudio Borghi – alleggeriamo l'emendamento, per cui si autorizza il governo alla cessione delle quote del Mes e il ricavato, senza quantificarlo, andrà nel fondo per la riduzione della pressione fiscale". Pollice verso anche per l’emendamento a firma Mancini (Fdi), che prevedeva la proroga di Opzione donna, ampliando la platea ed estendendo al 31 dicembre di quest'anno il termine per maturare i requisiti che permettono di usufruire del trattamento pensionistico. Anche in questo caso si provvederà ad una riformulazione, per superare lo scoglio delle coperture. Bocciato poi, tra gli altri, lo stop al tetto degli stipendi della Pa per i compensi dei manager dalle società quotate, anche se a controllo pubblico. La proposta, che tra le firme contava quelle dei capigruppi del Carroccio e degli azzurri al Senato, Massimiliano Romeo e Maurizio Gasparri, non ha passato il vaglio delle ammissibilità perché considerata estraneo per materia.   
—politicawebinfo@adnkronos.com (Web Info)

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