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lunedì, 29 Aprile, 2024
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Legambiente mappa per la prima volta gli eventi meteo estremi nei comuni costieri

Spiagge e aree costiere tra le zone più fragili e in sofferenza della Penisola. A pesare in primis gli impatti della crisi climatica, il riscaldamento delle acque del mare, e soprattutto gli eventi meteo estremi che colpiscono sempre di più i comuni costieri e che Legambiente ha mappato per la prima volta nel suo nuovo report “Spiagge 2023. La situazione e i cambiamenti in corso nelle aree costiere italiane”. Nel report, diffuso oggi nel giorno del tavolo tecnico interministeriale sulle concessioni demaniali convocato dal Governo Meloni, l’associazione indica all’Esecutivo anche un pacchetto di sette interventi da mettere in campo. Crisi climatica, erosione, consumo di suolo, concessioni balneari, aree a rischio inondazione, inaccessibilità alle spiagge per motivi di illegalità e di mare inquinato sono i sei indicatori al centro del report per misurare gli impatti sui lidi.
A parlar chiaro sono i dati. Dal 2010 al giugno 2023, secondo l’Osservatorio Città Clima di Legambiente, sono 712 gli eventi meteo estremi, su 1.732 eventi totali, avvenuti in 240 dei 643 comuni costieri (pari al 37,3%). 186 le vittime su un totale di 331 in tutta Italia. Nel dettaglio, gli eventi che si sono registrati sono stati: 254 allagamenti da piogge intense, 199 danni da trombe d’aria e raffiche di vento, 84 danni alle infrastrutture da piogge intense, 64 danni da mareggiate, 46 esondazioni fluviali, 21 frane da piogge intense, 19 danni da grandinate, 10 danni da siccità prolungata, 9 danni al patrimonio storico da piogge intense e 6 casi di temperature record. Dal 2010 le regioni più colpite sono state la Sicilia, con ben 154 eventi estremi, la Puglia con 96, la Calabria (77) e la Campania (73). Tra i comuni più colpiti: Bari, con 43 casi, Agrigento con 32, Genova con 27, Palermo e Napoli entrambe con 23 casi e Ancona con 22.

DATI CALABRIA
In Calabria spicca il dato di oltre il 25% dei comuni costieri colpiti da almeno un evento meteo-idro dal 2010 ad oggi. I 77 eventi registrati rappresentano il 10,8% degli eventi avvenuti sulle coste italiane. Quasi la metà degli impatti totali (33 su 77 casi) riguarda allagamenti da piogge intense. Elevati anche i numeri sull’erosione costiera, con il 26,2% della costa e il valore più alto in Italia in termini assoluti con 161 km. Preoccupa anche la previsione dell’innalzamento del livello dei mari per il Porto di Gioia Tauro.
Per il consumo di suolo nelle aree costiere la Calabria mostra dati allarmanti, con il quarto valore in Italia per incremento tra il 2006 e il 2021 (6,26%) e il terzo nel rapporto tra consumo di suolo nei comuni costieri e totale regionale (53,06%).
Le concessioni per stabilimenti balneari, 1.677, costituiscono il 13,8% del totale italiano, un valore particolarmente elevato se confrontato con altre regioni del Mezzogiorno. In aumento la quantità di coste con acque non campionate o inquinate, che passa dal 7,8% del 2022 al 9,6%, con quelle inquinate (20,8 km) pari al 27,3% del totale italiano.

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“I dati confermano gli impatti crescenti della crisi climatica sulla nostra Regione ed in particolare sui Comuni costieri – afferma Anna Parretta, presidente di Legambiente Calabria -. La Calabria è tra le più colpite da eventi meteo-idro connessi alla crisi climatica in corso, purtroppo, con tutta probabilità, destinati ad aumentare, nei prossimi anni sia in frequenza che in intensità con i conseguenti effetti drammatici sugli ecosistemi e sulla popolazione”.
“Particolarmente preoccupanti – prosegue Parretta – anche i dati che vedono la Calabria terza nel rapporto tra consumo di suolo nei comuni costieri e totale regionale e quelli relativi all’erosione costiera. In Calabria serve una politica determinata a rispettare la legalità a partire dall’abbattimento degli immobili abusivi oggetto di ordinanze di demolizione. Allo stato attuale, nonostante tutti gli avvertimenti, la crisi climatica ha trovato impreparata la politica e la società. Per arginare i problemi è essenziale, innanzitutto, una presa di coscienza da cui devono derivare azioni concrete, urgenti e decise di adattamento al clima e di salvaguardia del territorio e delle persone”. “Infine – conclude Anna Parretta – una attenzione accurata andrebbe rivolta alla salvaguardia delle spiagge libere ed alle concessioni balneari: non solo i canoni devono essere rivisti ma la possibilità di fruizione di aree e pertinenze demaniali marittime da parte dei gestori deve passare da una accurata verifica del rispetto di parametri ambientali e sociali come quello dell’accessibilità delle spiagge”.

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