Sgomento a Lamezia Terme per il tragico decesso di un uomo che, ancora una volta, mette sotto accusa il servizio di emergenza urgenza 118 nella provincia di Catanzaro. E questa volta a denunciare i fatti è Saverio Ferrari, medico e delegato provinciale del sindacato Smi per l’Asp di Catanzaro. Secondo quanto raccontato nella mattinata di ieri un uomo, che abita a un chilometro dall’ospedale di Lamezia Terme, è deceduto. Durante la fasi drammatiche dell’episodio gli operatori del 118 al telefono hanno dettato al figlio 13enne della vittima le manovre da fare nel tentativo, evidentemente, di rianimarlo, ma non c’è stato nulla da fare. “In pratica il padre è morto tra le braccia” del ragazzo. Il tutto si è verificato in attesa che arrivasse sul posto un’ambulanza che, partendo da Falerna, non solo è arrivata con 30 minuti di ritardo rispetto alla chiamata ma era anche senza medico a bordo
“Quello di Falerna evidentemente – sottolinea Ferrari – era l’unico mezzo disponibile in quel momento. Ma si tratta di un fenomeno molto diffuso nella provincia di Catanzaro e in tutta la Calabria, basti pensare che sempre pochi giorni fa una collega del turno di notte della postazione territoriale di Lamezia Terme di ritorno da un intervento a Catanzaro è stata inviata in codice rosso al carcere di Vibo Valentia per una crisi iperglicemica”.
“Ciò vuol dire – spiega Ferrari – che quella notte nella provincia di Vibo non c’era una ambulanza disponibile e hanno inviato quella che, di rientro da Catanzaro, avrà impiegato almeno 45 minuti per raggiungere il carcere. Vibo dispone di tre ambulanze – è la riflessione – se si manda Lamezia credo che ci sia un problema”.
