Lamezia Terme – Riceviamo e pubblichiamo:
“Che uno dei punti di eccellenza culturali della città, il Museo archeologico lametino, non sia sufficientemente valorizzato, era noto da tempo. Almeno da quando uno degli elementi fondamentali che ne ha promosso la creazione, l’Associazione archeologica lametina, è stata esclusa completamente prima dalla sua gestione e poi dalla sua attività.
La chiusura della struttura proprio nella Domenica del Museo, iniziativa del Ministero nata per favorire la fruizione dei beni culturali, ha testimoniato la crisi che vive uno degli ultimi contenitori culturali rimasto aperto nella città.
Le precisazioni dell’assessore alla cultura, al di là della difesa d’ufficio dell’amministrazione, non hanno chiarito i molti punti oscuri che avvolgono una struttura che, improvvisamente, si scopre non più proprietà comunale.
Punto di arrivo è il decreto ministeriale del 23 gennaio 2016 che trasferisce al Polo museale della Calabria non il Museo archeologico, bensì l’intero complesso monumentale di San Domenico e con esso anche il Museo. (nella foto)
Infatti, tale decreto, (atto non regolamentare tra l’altro) introducendo il comma 2 bis all’art 16 del precedente decreto 23 dicembre 2014, prevede che: “L’assegnazione di istituti e luoghi della cultura disposta ai sensi del presente decreto comprende, con riferimento ai beni demaniali già nella disponibilità del Ministero, l’intero immobile e/o complesso, ivi incluse le relative pertinenze, in cui è situato l’istituto o il luogo assegnato ai musei …”
Potrei sbagliarmi ma non mi risulta che il complesso monumentale di San Domenico sia di proprietà demaniale.
Tranne che non ci sia stata una delibera del Consiglio comunale che ne abbia alienato la proprietà.
Non si spiegherebbe, tra l’altro come il Comune abbia potuto attingere, per la ristrutturazione dello stesso, ai fondi comunitari, su un immobile non di sua proprietà. Come abbia potuto investire ingenti fondi comunali su un immobile non di sua proprietà. Perché continua a pagare le utenze ed impegna personale per la vigilanza di un immobile non di sua proprietà. Come è stato possibile che la meritoria attività dell’Associazione che gestisce il Chiostro sia avvenuta con una convenzione con il Comune, visto che l’immobile non è di sua proprietà. Come sia stato possibile che ancora a fine 2014 il Comune abbia stipulato una convenzione con l’Associazione per la Ricerca e la Valorizzazione, Storica e Archeologica dell’area del lametino.
E’ bene dunque che l’assessore alla cultura, che ha riconosciute competenze proprio nel settore, affronti l’argomento più in profondità a partire dalla circostanza che la città si trova improvvisamente espropriata di un suo prestigioso bene.
Ci sarà poi il tempo per aprire una discussione sulla gestione del Museo e se è un vantaggio o meno far parte del polo museale considerato che il vezzo italiano per la gestione burocratica che ingessa tutto non è mai venuto meno anche con riferimento ai beni culturali. E basta leggere proprio il DM 23/12/2014 e il solito eccesso di organi previsto per la gestione a far nascere più di un dubbio”.
Claudio Cavaliere