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giovedì, 28 Marzo, 2024
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La Regione prova a “migliorare” lo short film con altre immagini della Calabria

Non ci sarà un seguito per le schermaglie amorose di Raoul e Rocio tra i paesaggi calabresi. Le performance recitative ed erotiche della coppia di divi fortunatamente si interrompono nella versione originale del cortometraggio di Gabriele Muccino “Calabria terra mia”. Che però adesso si “arricchisce” di nuove scene, come annuncia con soddisfazione Nino Spirlì dal set allestito da oggi alla Tonnara di Palmi. Il presidente facente funzioni si scopre un’anima da cineasta e insieme ad Alessandro Trapani e Alessandro Passadore di Viola Film, casa di produzione del corto, prende le redini della situazioni per rimediare a uno degli investimenti più catastrofici dell’amministrazione regionale ancora in carica.

Il lavoro di Muccino è oggettivamente brutto e non solo non promuove la Calabria ma le fa una pessima pubblicità: questo dato di fatto è ormai innegabile per chiunque abbia visto il cortometraggio. Ormai, però, la frittata è fatta e sullo sfondo aleggia anche un’aura di rispetto per quello che era stato un progetto di Jole Santelli. Incompreso? Sbagliato nell’idea generale o soltanto nella realizzazione? Non lo sapremo mai perché il cortometraggio è stato ultimato dopo la morte di Jole e chissà se lei avrebbe fatto una sfuriata all’amico regista vedendo quel campionario di coppole, vestagliette, intonazioni sicule e congiuntivi uccisi senza pietà. Quando, immediatamente, polemiche su costi e qualità e shitstorming vario hanno travolto la Regione, si è provato a metterci una pezza citando Muccino e Viola Film perché il lavoro era stato diffuso sui media senza autorizzazione del committente. Una mossa che ha permesso alla Regione di risparmiare qualche centinaio di migliaia di euro. Ma evidentemente non basta perché i cocci sono nostri, con un prodotto scadente in magazzino che in qualche modo va utilizzato. Oggi Spirlì s’inventa l’innesto di cartoline da luoghi calabresi di indubbio appeal – dalla tonnara allo scoglio dell’Ulivarella, dal parco Musaba e il borgo di Mammola alla villa romana di Casignana, alla Certosa di Serra San Bruno. Non è esattamente quello a cui pensava Jole Santelli, che avrebbe voluto una vera e propria piccola fiction, seppure con finalità d’immagine. Ma va serenamente ammesso che quella formula è stata un flop (o lo è stato il suo autore?) se non addirittura dannosa. Forse soltanto qualche emigrante o nipote di emigranti potrebbe trovare attraente visitare un territorio rimasto fermo agli anni Cinquanta – ma gli emigranti non hanno bisogno di spot per desiderare un ritorno.

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Il presidente Spirlì precisa che “è l’aggiunta delle spezie in una pietanza già perfettamente confezionata“. Insomma, per lui lo short film del maestro Muccino è già bello così, per carità, però serve “mettere quell’anima in più, quell’anima nascosta e sotterranea che la Calabria svela in un secondo passaggio“. Ovvero: Muccino, in fondo, va compreso per la sua lettura approssimativa della terra calabrese. Pur pagato per cercarla e immortalarla, la vera essenza della Calabria non l’aveva captata soltanto perché, a una prima visita, non si fa notare. Speriamo non la pensino nello stesso modo i turisti che, da sempre, se non li conquisti subito poi non tornano più. A loro, in ogni modo, è dedicato questo rimaneggiamento del cortometraggio, perché l’obiettivo è “far visitare la Calabria”. Muccino, solitamente permaloso, ha detto sì smettendo le sue consuete pose di lesa maestà (vedi querelle sui David), ma la regia delle nuove riprese è stata affidata ad Alessandro Trapani. Qui difficilmente vedremo il maestro. E se fosse, peggio per lui perché le località dei set sono tutte di una bellezza mozzafiato.

Isabella Marchiolo

 

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